“Si chiamava Mathilde“ di Yannick Roch - La segnalazione del romanzo giallo

Fa caldo, hai poca tolleranza per spiaggia/estate/sole/cuore/amore e la tua voglia di lavorare/studiare latita? Vorresti essere lontano, magari fare un bel viaggio in un Paese più fresco, ma sei povero in canna e l’unica vacanza che puoi permetterti è quella sul divano di casa tua in compagnia del ventilatore? Niente paura, ho io la soluzione per te: un bel romanzo giallo ambientato sui poetici boulevard parigini degli anni ’30. Sto parlando di “Si chiamava Mathilde“, romanzo edito da Les Flâneurs e scritto da Yannick Roch, talentuoso giovane autore francese residente in Italia da dieci anni. “Si chiamava Mathilde“ è un elegante romanzo "old style", a volte qualificato " noir", " thriller". Un giallo mozzafiato che vi porterà a Parigi, coinvolgendovi in un’indagine che si preannuncia intricata e appassionante.

Volete saperne di più? In basso la scheda del romanzo e tutte le informazioni sul suo autore.

Titolo:  “Si chiamava Mathilde”

Autore: Yannick Roch

Casa editrice: Les Flâneurs

Collana Maigret

ISBN 979-12-5451-002-5

Genere: Giallo

Formato: Cartaceo ed e-book

Numero di pagine: 164

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 Sinossi

Tra i melodiosi boulevard parigini negli anni Trenta, la vita della pianista prodigio Mathilde Levannier è completamente assorbita dagli spartiti, dai concerti e dalle rigide aspettative familiari fino a quando, poco prima del suo debutto nella prestigiosa Salle Gaveau, La Fatina dalle mani d’avorio improvvisamente scompare. Lo studio investigativo di Renard e Tortue dovrà adesso essere pronto ad affrontare, dopo la risoluzione del caso nel primo romanzo poliziesco “Il Maestro dei Morti”, una nuova ed intricata indagine ambientata nell’affascinante e spietato mondo della musica classica.

Biografia dell’autore

Yannick Roch è nato in Francia nel 1983. Appassionato da sempre di lettura, di scrittura e di viaggi, si è trasferito da una decina di anni in Italia, dove insegna la lingua francese e lavora come traduttore.

Frase tratta dal manoscritto per la quarta di copertina

«I pianisti di talento erano tanti, ma quando era Mathilde ad eseguire gli spartiti succedeva qualcosa di speciale, come se lei e la musica fossero un’unica entità e quando le sue dita agili facevano cantare il pianoforte era come se il compositore tornasse in vita per assistere alla sua esibizione e darle così la sua benedizione».

 

 

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