"Pam" di Alberto Lettieri - La recensione
Titolo:
Pam
Autore:
Alberto Lettieri
Genere:
Young Adult, Narrativa Urbana
Editore:
Nativi Digitali Edizioni
In
commercio dal: 1 edizione (14 novembre 2013)
Formato: Formato Kindle
Pagine: 130
Dimensioni file: 575
KB
“’[…] Amico mio, non siamo in un film. Il lieto fine è una cosa che
va comprata. È qualcosa di artificiale, di costruito. Il lieto fine
cinematografico, nella realtà, si chiama Compromesso. Il compromesso di
rendersi conto che l’amore è qualcosa di puramente inventato, per giustificare
le reazioni chimiche che ci mandano a puttane il cuore’
‘Sei troppo cinico’, risposi scettico.
‘Se fossi cinico, non ne vivrei di queste cose, non
credi? Io ne sono immerso fino al collo, almeno quanto te’”
Ed è a praticamente a
questo punto che ho sentito dentro di me come un piccolo “boom!”, forse il
suono del mio cuore incartapecorito che batteva più rapidamente (e visto che ho
un cuore alla Montgomery Burns diciamo che è un guizzo ogni mille anni, ma quel
guizzo si sente eccome). Insomma, è proprio con questa frase che mi sono
accorta di amare questo libro… Perché “Pam” è un romanzo che sa essere brutale
ma poetico come piace a me, cinico ma sognante, intenso e pieno di rabbia come
lo può essere solo un adolescente dai sogni infranti o un adulto disilluso
dalle pessime esperienze del suo vissuto (e l’adulto disilluso, solitamente, è stato
un adolescente i cui sogni si sono infranti contro il muro della solida realtà).
Ecco a voi la diapositiva dell’ultima volta che un mio sogno è stato visto vivo. |
Il protagonista di
“Pam”, romanzo d’esordio scritto dal giovane e bravissimo Alberto Lettieri, è
proprio un adolescente, un ragazzo romano ossessionato dall’amore per una
ragazzina che gioca a fare la femme fatale – o almeno è questa l’impressione
che ha dato a me che non sono un’adolescente ma una vecchiaccia inacidita che
di ragazzine così ne ha conosciute pure troppe -, e che racconta in prima
persona i pensieri, le frustrazioni e i
“patetici” demoni di questo amore maledetto e velenoso, tossico e
indimenticabile. Questi pensieri - a volte confusi, a volte cinici e a volte tanto
crudi da scuotere il lettore - sono affidati a 30 lettere, una per ogni
capitolo, che danno la struttura all’intero romanzo.
“30 lettere ammassate una sopra l’altra, accartocciate in un armadio a
due ante di colore grigio veleno.
Il modo più diretto per rendersi ridicoli.
Il modo più diretto per aprirsi alla morte.
Destinazione Pam.”
La storia si dipana
in quattro anni circa, quindi fino alle soglie della giovinezza del
protagonista, che all’inizio ha diciassette anni. Si tratta di quattro anni di
pensieri, sensazioni, rabbia, disperazione, amore e problemi di vita quotidiana
che il protagonista riversa in queste lettere che sembrano apparentemente
lettere d’amore ma che, in realtà, sono lettere che il protagonista indirizza a
se stesso (l’ho fatto anch’io nella mia lontaniiissima adolescenza, in quegli
anni in cui Cristoforo Colombo era considerato il top della figaggine poco
prima del suo inglorioso declino… Bei tempi, ragazzi!).
Una mia foto da adolescente insieme alla mia inseparabile pantegana. |
Non aspettatevi
quindi il racconto della vicenda in maniera lineare e chiara: è il protagonista
(scusate se non ne pronuncio il nome, ma il motivo è che qui non si fanno spoiler…
quando leggerete capirete), attraverso le sue parole, attraverso le sue riflessioni
talvolta spezzate, a parlarci di sé e della sua realtà, del suo amore straziato
per questa ragazza sopra le righe, della sua sofferenza per la famiglia
problematica in cui vive. Ci parla anche delle amicizie, vere o presunte, e
delle serate a suonare nei locali e della scuola e della musica che adora
ascoltare, obliando il mondo con l’aiuto di un paio di auricolari. La realtà ci
viene quindi filtrata attraverso gli occhi e i pensieri e le riflessioni di
questo adolescente di circa dieci anni fa, appartenente quindi a una
generazione diversa dalla mia, che io sono riuscita a comprendere per filo e
per segno (e la cosa, col senno di poi, dovrebbe spaventarmi, ora che ci
penso…). Ok, facendo i dovuti confronti, ricordo di essere stata un’adolescente
molto diversa dai protagonisti, ma i miei erano altri tempi e le nuove
generazioni, si sa, sono sempre più mature e sveglie delle precedenti. Per
esempio, io a quindici anni, età di Pam, avevo da poco smesso di collezionare
figurine di Sailor Moon mentre a diciassette, età iniziale del protagonista,
avevo appena capito, grazie a qualche libro di scienze (e come, sennò?), che i
maschi sotto i pantaloni non sono fatti come Ken di Barbie. Va be’, io poi sono
sempre stata un caso disperato, si sa: la mia immaturità non è dovuta a una
qualche peculiarità della mia generazione sfigata ma, sicuramente, al fatto che
sono sempre stata matura quanto una gallina neppure troppo sveglia. Ma non
perdiamoci in chiacchiere e dettagli e andiamo avanti…
Per questioni di
gusti personali, non ho mai letto Moccia dal quale l’autore di “Pam” ci tiene a
tenere bene le distanze, quindi non posso fare un paragone sensato tra Moccia e
Lettieri, ma a giudicare dalle versioni cinematografiche dei libri di Moccia (che
mi sono dovuta sciroppare principalmente per far compagnia a qualche amica… no,
seriamente!), non credo che il lavoro di Lettieri si avvicini molto all’amore
adolescenziale stereotipato e fintamente maledetto dei vari “Chiedimi se…”. In
”Pam” si tratta davvero di ossessione, di amore assillante e pressante che
porta all’esasperazione. Di amore disperato e unilaterale.
“In realtà non siamo poi così diversi, io e Pam.
Siamo solamente divisi, ecco. Divisi dalla
differenza fondamentale che uno dei due, prima di diventare uguali, aveva un
cuore.
In realtà, io sono diventato Pam, amandola.
Quello che ero nei miei primi diciannove anni di
vita è svanito come polvere vomitata dai camini
Per tutte queste
ragioni, il mio voto per “Pam” è quattro stelline su cinque. Ho amato molto il
modo in cui è strutturato il romanzo, le frasi spezzate che ne costituiscono lo
scheletro, con pensieri spiazzanti buttati quasi così di colpo; ho amato l’essere
schietto e brusco del protagonista, soprattutto con i suoi pensieri sull’amore
e su ciò che è realmente questo sentimento spesso nominato a sproposito. Ho
amato il colpo di scena finale che ha reso questo romanzo ancora più originale
di quel che pensavo leggendolo. Ho apprezzato le numerose citazioni musicali
nel corso di tutta la storia e soprattutto ho apprezzato il fatto che questo
romanzo mi abbia fatto riflettere su aspetti della mia vita passata che credevo
dimenticati e sepolti, spingendomi a pormi domande di non semplice soluzione.
Quando l’amore
diventa ossessione? Quando diventa nocivo e velenoso? Perché alcune persone non
sono in grado di liberarsene nonostante sia chiaro che è necessario andare
avanti per evitare di danneggiare se stessi e gli altri? Ho avuto anche io una
mia “Pam” in passato? Lo sono stata io per qualcuno?
(Mmm… A pensarci
meglio, non credo di essere mai stata l’ossessione di qualcuno, soprattutto nei
lontani primi anni Novanta. Più che femme fatale sono sempre stata una fou fatale.)
Se proprio devo
segnalare alcuni punti critici che ho notato, potrei fare riferimento alla confusione
che ho notato in alcune parti dell’opera, dove io ammetto di non averci capito
molto. Insomma, non che mi piacciano gli spiegoni infiniti tipo i titoli di
testa di Star Wars, ma qualche riga in più per spiegare certe cose forse andava
sprecata…
A parte questo, è
stata una bella lettura, fluida, scorrevole e riflessiva, che io consiglio
fortemente a tutti. Vi farà bene, ve l’assicuro!
Infine, trovo che
Alberto Lettieri sia molto bravo e che le sue opere vadano tenute d’occhio. Dal
canto mio, ho già aggiunto alla mia “lista dei desideri” (che è tipo le pile di
libri a casa di Merlino ne “La spada nella roccia”) il suo romanzo distopico
“Colorante Rosso Sangue”. Titolo promettente per un distopico, non trovate?
Una diapositiva di me che tengo d'occhio Alberto Lettieri. |
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