“L’ultima Sonata” di Marika Bernard - La recensione
Titolo: “L’ultima
Sonata”
Autore: Marika
Bernard
Editore: Santi editore
Data di uscita: 5 dicembre 2018
Genere: thriller
Editore: Santi editore
Data di uscita: 5 dicembre 2018
Genere: thriller
Dimensioni
file: 1320 KB
Lunghezza
stampa: 110
Formato: Ebook
Prezzo: 3,99
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Dunque…
All’inizio leggiamo di questo tizio che per comodità chiameremo il buzzurro,
che s’intrufola nella soffitta della casa di BisMarco, il bisnonno - schiattato
alla tenera età di (quasi) cent’anni - del buzzurro sopra citato. Il buzzurro è
salito in soffitta per fare incetta di ninnoli e oggetti da rivendere a qualche
rigattiere, vagamente infastidito dall’umidità e dal cattivo odore che regna
sovrano nel sottotetto e lamentandosi del fatto che quello è l’odore stesso
delle strade di Venezia, città che non incontra l’approvazione del buzzurro. È infatti
proprio qui che si svolge la vicenda, in una mansarda umida della bellissima
città veneta (sì, ho scritto bellissima, buzzurro caro, perché a me Venezia
piace, chiaro?). Gironzolando per la stanza, il buzzurro cerca oggetti da “sgraffignare”,
e dopo poco ecco che s’imbatte in qualcosa. Qualcosa coperta con cura da uno
straccio-tovaglia sozzo e brutto a quadretti. Ma ciò che c’è sotto non è brutto
neanche un po’. Sotto c’è un bel violino, probabilmente uno Stradivari che vale
un bel po’ di zucchine, e persino il buzzurro lo sa. Un po’ per curiosità, un
po’ per fare lo scemo, il buzzurro lo prende, se lo porta alla spalla e…
l’ultima sonata ha inizio.
Una sonata
incalzante, travolgente, che ti lascia senza fiato. Proprio come questo romanzo
scritto dalla bravissima Marika Bernard ed edito da Santi editore.
“Mi stavo
sdoppiando, come sta accadendo, come è già accaduto ora.
Ero il
marito perfetto, il perfetto ospite della serata, ero lo scemo del villaggio,
il cornuto che si sforza di mantenere un sorriso di facciata.
Ma ero anche
un uomo curvo sui tasti del pianoforte, gli occhi stretti a pentagrammi ancora
intonsi. Una matita spuntata vicina, per annotare nuovi accordi.
Ero
Beethoven in fase di composizione
Ero
l’inganno dei sensi e il garbuglio di sentimenti. Parole e pensieri non miei,
non suoi, non loro, eppure nostri, in qualche modo, in un noi che era un io riflesso
in uno specchio rotto.
La mia
immagine in ogni screzio, in ogni frantumo.”
“L’ultima
Sonata” è un romanzo originale che cattura, che non ti lascia più andare come
il violino maledetto al centro della vicenda, trascinandoti in una storia a più
voci collegata al suono delicato eppure potente dello strumento musicale. Trascinandoti
al ritmo forsennato eppure tenue della Sonata a Kreutzer di Beethoven, chiave
di volta di tutta la vicenda. Avete mai provato a sentire questa sonata dove
violino e pianoforte si alternano, si cedono il passo, si scontrano? Il narrare
assai musicale di Marika Bernard ne ricorda l’incedere, a volte calmo a volte
furioso, attraverso frasi e periodi ben cadenzati. Già, perché così sono le
voci che si alternano nel corso della vicenda, concatenandosi di capitolo in
capitolo, e che raccontano la tragica storia che ha coinvolto proprio quel
violino in passato. Una storia fatta di gelosia e passione, di follia e
tragedia. Un turbine di sentimenti ed emozioni gravitanti proprio intorno
all’esecuzione della Sonata di Beethoven. Ma non è finita qui, perché la Sonata
a Kreutzer è anche un romanzo breve scritto da Lev Tolstoj (sì, quello di
Guerra e pace e Anna Karenina) e che racconta proprio le vicende di un marito
geloso. Vicende che vengono riprese proprio ne “L’ultima sonata” di Marika
Bernard, con l’identità del buzzurro di cui sopra che si frantuma non appena la
musica comincia a sprigionarsi, liberando così le personalità legate al violino
che egli suona con sovrannaturale maestria. Come in una sorta di possessione ad
opera di anime inquiete intrappolate in quel violino e che hanno dei conti in
sospeso. Queste utilizzano il violino e il suo suono per tornare nel mondo dei
vivi quel tanto che basta per ricordare, per raccontarci. Fino all’estremo epilogo.
Insomma, il
romanzo è ben scritto, si legge d’un fiato e le confessioni talvolta intime dei
personaggi delineano bene le personalità di quelli che sono i protagonisti
stessi.
Unico neo,
che non è davvero un neo ma una macchiolina che va via come niente, può essere
il fatto che all’inizio – ma all’inizio soltanto - si tende a fare un po’ di
confusione tra i vari personaggi, senza riuscire a comprendere immediatamente
chi stia dicendo cosa. Nel mio caso specifico, tuttavia, penso possa essere
dovuto al mio magnifico rincretinire tipico delle undici di sera, ora un cui
solitamente mi dedico alla lettura. Sono certa che menti più fresche e più
sveglie della mia sapranno cogliere immediatamente ogni essenziale dettaglio
per la comprensione della storia. E comunque, in caso di rincretinimento simile
al mio, tenete bene a mente che dopo un paio di capitoli la situazione diventa
subito chiara. E sarà proprio allora, quando la storia partirà per davvero, che
non riuscirete più a staccarvi da questo libro e dalle sue vicende, dai suoi
personaggi e dalle loro riflessioni. E, ovviamente, dalla musica a dir poco
meravigliosa di Beethoven che poi vi andrete ad ascoltare di certo.
Infine,
consiglio caldamente questo bel romanzo a tutti coloro che amano le belle
letture scritte egregiamente e che si lasciano leggere senza mai annoiare,
facendovi alla fine dimenticare del tempo che scorre frenetico intorno a voi.
Vi assicuro che non ve ne pentirete!
In alto, un’istantanea della mia faccia al suono della sveglia alle 6 del mattino, dopo essere rimasta sveglia a leggere "L'ultima Sonata" fino alle 2 passate. |
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