Lieve come la neve di Chiara Trabalza - La recensione



Titolo: Lieve come la neve
Autore: Chiara Trabalza
Genere:  Fiction, Romanzo rosa, Romanzo contemporaneo
Editore: Lettere Animate Editore 
In commercio dal: 21/09/2016
Formato: Ebook (Kindle), cartaceo
Pagine: 260
Dimensioni file: 418 KB



Talvolta succede anche a me. Il mio neurone superstite Renzo mi suggerisce costantemente  tecniche per lenire il mio innato piglio da vecchia zitella acida e intollerante – un miscuglio tra la signorina Rottermeier e la Maga Magò, per intenderci - ma io solitamente lo ignoro, troppo impegnata a sbraitare in growl contro l’universo al ritmo della mia prediletta musica metal. Ci sono giorni, però, in cui anch’io ho bisogno di dolcezza, forse perché, in fondo (ma molto in fondo), anch’io sono un essere umano o, molto più probabilmente, perché tutta la caterva di dolci con la quale mi nutro non basta, e sono costretta a ricorrere a fonti alternative di zucchero. Ed è proprio durante uno di questi cali di zuccheri che ho deciso di leggere “Lieve come la neve”, scritto dalla brava Chiara Trabalza.

"Misericordia! Come osi paragonarti a me, villana che non sei altro?"

“Lieve come la neve” è quindi un romanzo appartenente a un genere al quale non sono molto avvezza, ma la trama mi ha attratta per la problematica famigliare che la protagonista Camilla è costretta ad affrontare: le viene data in affido sua nipote Viola, bimba dolcissima ma traumatizzata e molto taciturna, figlia della sorella con la quale Camilla non parla più da anni, e di cui la protagonista non sapeva neppure dell’esistenza. Si ritrova così la vita sconvolta da questa bambina che le scombina tutti i piani. Serate mondane? Viaggi di piacere all’estero? Ristoranti di lusso? Sesso sfrenato a ogni ora del giorno e della notte? Niente, Camilla se li deve scordare (Camilla una di noi! Una di nooooi, Camilla una di nooooi!) perché occuparsi di questa bimba non è semplice e comunque Camilla, che dovrebbe avere pressappoco trent’anni, non mi è sembrata neanche troppo matura, se devo proprio essere sincera. Insomma, a un certo punto ho cominciato a sospettare che l’adulta fosse quel tesoro di Viola con i suoi cinque anni e non il contrario, e io non sono neppure una campionessa di maturità, quindi fate un po’ voi. C’è questa bimba che è stata sradicata di colpo da casa sua e che forse non capisce a pieno neppure perché non può rivedere sua madre, quindi ha solo bisogno di tutto l’affetto e il conforto possibile (oltre che, forse, di un lieve aiuto psicologico per superare il trauma), ma la cara zietta è così concentrata su se stessa da non accorgersi di questa cosa, irritandosi addirittura perché la ragazzina non le parla ed è rinchiusa nel suo doloroso silenzio. Vorrei vedere te, Camilla cara!

C’è poi la questione sentimentale – perché questo, in fondo, è un romanzo rosa, non dimentichiamocelo – con Camilla che, nonostante il fidanzato figo ma dalla bontà e profondità d’animo pari a quella di Hannibal Lecter, comincia ad allungare lo sguardo fino all’appartamento vicino al suo, dove c’è il classico bel ragazzo della porta accanto dolce e sensibile (e te pareva! Ma solo a me, nella vita, come vicini sono sempre e solo capitati vecchiette che ascoltano Radio Maria a tutto volume e famiglie di hooligans?) e che Camilla, in quanto opportunista, non si farà scrupoli a sfruttare come baby sitter, lanciandogli anche qualche occhiatina approfondita, visto che c’è.

Ecco a voi uno dei miei graziosi vicini di casa ritratto in un momento particolarmente gioioso. Non è adorabile?


Ora, non posso scrivere oltre perché altrimenti commetterei il crimine di spoiler. C’è da dire che la parte relativa al rapporto tra zia e nipote, tra Camilla e Viola, è molto tenera e dolce. Ho apprezzato parecchio la fase della maturazione di Camilla che cerca, suo malgrado, di diventare una zia a tutti gli effetti. Mi è piaciuto molto leggere della nascita del legame delicato tra Viola e sua zia, trovandola a tratti commovente, soprattutto perché questa bimba, con i suoi timidi occhioni spauriti, costringe involontariamente la zia a scavare con la mente nel passato, alla ricerca del rapporto perduto tra lei e la sorella, madre di Viola, e alla ricerca di un perdono difficile e poco scontato per via di un torto incomprensibile e assurdo subito.

Ho tuttavia gradito un po’ meno la parte degli amplessi e dei coiti (concedetemi il termine alla Sheldon Cooper) di Camilla col maschio dominante di turno. E questo è sicuramente dovuto al fatto che i sentimentalismi mi causano tic nervosi e problemi intestinali, certamente non per via dell’autrice, dato che ha saputo descrivere con maestria i momenti più intimi e romantici. Chi ama il genere - donne dolci, sensibili e sognatrici - troverà sicuramente la storia d’amore alla base del romanzo come qualcosa di piacevole e travolgente. Le streghe come me, invece, alzeranno gli occhi al cielo invocando pietà.



Il mio giudizio per il lavoro di Chiara Trabalza è quindi tre stelline su cinque. Avrei voluto che l’autrice si concentrasse maggiormente sulla crescita dell’affetto tra Camilla e Viola, sul ricordo del rapporto tra Camilla e sua sorella, piuttosto che sulle relazioni sentimentali della protagonista. Non sono inoltre riuscita ad affezionarmi e identificarmi in Camilla, che ho trovato parecchio irritante per il suo essere debole, svampita e per nulla indipendente come dichiarato nella trama del libro. I personaggi maschili, poi, sono qualcosa di, a mio avviso, surreale e stereotipato. Ma questo è solo il mio discutibile giudizio personale, il parere di una lettrice che non ama particolarmente la letteratura rosa. Lo stile narrativo della scrittrice è tuttavia piacevole e il romanzo si lascia leggere nonostante ci sia qualche parola ripetuta a breve distanza di tanto in tanto (“seguitando” e simili…).

Infine, consiglio “Lieve come la neve” soprattutto a chi ama il genere sentimentale, a chi desidera sognare a occhi aperti una relazione da favola e a chi vuole scollegarsi del tutto da una realtà fatta di casi umani senza speranza o fatta di mariti/fidanzati costantemente distratti, confusi, super impegnati, pigri, mammoni, svaniti e chi più ne ha più ne metta.

Già… Una realtà così.

Scusate, vado a fare un paio di vocalizzi in growl e torno. Con permesso.


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