“Amo la mia vita” di Sophie Kinsella - La recensione del romanzo
Titolo: “Amo la mia vita”
Autore: Sophie Kinsella
Casa editrice: Mondadori
Genere: Rosa, chick-lit
Formato: Cartaceo ed e-book
Numero di pagine: 324
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Premessa: lei è La Queen dello chick-lit, di suo ho letto parecchio e molti dei suoi “I love Shopping” sono stati per me, così come per tante altre lettrici, memorabili assieme a romanzi di successo come “Sai tenere un segreto?”, “La ragazza fantasma” e “La regina della casa”. Insomma, Sophie Kinsella non ha di certo bisogno di presentazioni!
Ma allora perché questa premessa? Be’, perché questo suo “Amo la mia vita”, che ho acquistato d’impulso perché in offerta dal mio spacciatore di libri preferito, non è che mi abbia entusiasmato troppo… E non me ne vogliano le tante fan di questo romanzo per questa mia eresia.
Perché dico questo? No, non perché mi abbia dato di volta il cervello – no, quello non c’entra in questo caso – ma per una serie di ragioni che ho proprio voglia di raccontarvi.
Ma
innanzitutto, di cosa parla il romanzo? Qual è la trama?
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Niente spoiler, promesso! |
Ava è una squinternata
ragazza con mille interessi, tante amiche a qualche passata storia con casi
umani da manuale, come un po’ tutte noi. Vive a Londra in una casa sgarrupata graziosa assieme
al suo pestifero vivacissimo beagle Harold. Per campare scrive i bugiardini dei
farmaci – come cavolo fa a mantenersi a Londra scrivendo i bugiardini dei
farmaci? Io boh -, ma ha tanti altri progetti per la testa. Tra questi, quello
di scrivere un romanzo rosa dalla trama improbabile complessa. Proprio per
questo, decide di partecipare a un corso di scrittura in Puglia in modo da concentrarsi
solo sulla storia che ha in mente di scrivere.
Ora, io vivo
in Puglia da sempre e qualcuno mi deve assolutamente dire dov’è che li
organizzano ‘sti corsi di scrittura ché qua da me gli unici corsi che conosco
sono quelli di cucina e ricamo dell’università della terza età ma vabbè,
dettagli.
Finire di leggere “Amo la mia vita” è stato per me difficile quasi quanto concludere la lettura di “Dov’è finita Audrey?”, altro romanzo della Kinsella per me non proprio al top. I due protagonisti, per i quali avrei dovuto tifare, non mi sono risultati particolarmente simpatici, devo ammetterlo. Lei mi è sembrata un po’ troppo svanita e superficiale e lui, tolto lo strepitoso aspetto fisico, un po’ insignificante e senza un briciolo di carattere (detto tra noi, in alcuni frangenti, io lui lo avrei preso volentieri a parolacce brutte). Eppure su questi due personaggi si sarebbe potuto dire molto, a mio avviso. Ma la Kinsella pare non abbia voluto approfondire, restando in superficie - moooolto in superficie! - e creando così personaggi affatto memorabili.
Ava e Matt non hanno praticamente nulla in comune. Ma nulla di nulla, se escludiamo che appartengono entrambi al genere umano. Però dicono di amarsi. Ti amo di qua e ti amo di là. E dunque… attrazione fisica e intesa sessuale a parte, stanno assieme perché… BOH.
Sì, perché l’amore da “ti amo” è un’altra cosa. Quella di Ava e Matt a me è parsa più che altro attrazione fisica, una sbandata tardo-adolescenziale, ecco.
Ci sono poi alcune situazioni che a me hanno dato l’idea di forzatamente assurdo giusto per strappare qualche risata (tipo la sauna tutti nudi o Genevieve la sclarata) ma che su di me hanno invece avuto un effetto urticante. E mi rendo conto che parliamo di uno chick-lit di cui conosco bene le regole. Ho letto e scritto molto sul genere e so già cosa aspettarmi ancora prima di aprire un libro di questo tipo. Ma quando è troppo è troppo anche per uno chick-lit, suvvia!
Il finale da tragedia-greca-ma-no-non-è-vero- mi ha fatto un po’ storcere le labbra assieme al fatto che, mi è parso, nessuno dei due protagonisti abbia subito una vera evoluzione, una crescita interiore sensata alla fine della storia.
Insomma, tralasciando la descrizione approssimativa della Puglia e dell’Italia in generale, che comunque in un romanzo di questo genere può starci, e senza nulla togliere alla scrittura che è comunque fluida e accattivante e alla caratterizzazione di qualche personaggio secondario (tipo Harold, secondo me quello caratterizzato meglio), la lettura di “Amo la mia vita” è stata per me faticosissima. Siamo molto lontani, a mio avviso, dalle storie frizzanti e divertenti alla “I love Shopping”, ed è una cosa che dispiace, visto che il mio amore per lo chick-lit si è sviluppato anche grazie a quei romanzi. Ma qui no, con “Amo la mia vita” secondo me non ci siamo proprio.
Consiglio dunque “Amo la mia vita” agli appassionati del genere: la leggerezza di questa lettura è comunque tipicamente estiva e un buon compagno libroso sotto l’ombrellone non guasta. Una lettura leggera, appunto, giusto per staccare la spina per qualche ora e nulla di più.
Come lettura del periodo è ok, ti dirò che se hai trovato difficile terminare questo non avvicinarti ad Attenti all'intrusa, in quanto la protagonista, a mio avviso è antipatica...Questo lo ho trovato carino e ti dirò che ho prefertio "La mia vita non proprio perfetta"...Tu solo parolacce? In certi frangenti avrei preso a badilate entrambi!!!
RispondiEliminaSì, ma fidati: le mie parolacce sono leggendarie, creo pure neologismi niente male! 😁
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