"Valerie Sweets – Parte I: La gente mi chiede perché bevo" di Manuel Marchetti - La recensione


Titolo: Valerie Sweets – Parte I: La gente mi chiede perché bevo
Autore:  Manuel Marchetti
Genere:  Urban Fantasy, Thriller, Horror
Editore: Nativi Digitali Edizioni
In commercio dal: 12 gennaio 2014
Formato:  Formato Kindle
Dimensioni file: 597 KB
Pagine: 188





Valerie Sweets. Che nome carino, non trovate? Pronunciatelo con me: Valerie Sweets. Ma a voi non fa pensare a una persona squisita d’infinita dolcezza? Non vi fa immaginare una bella ragazza dai lunghi capelli biondi, solare, elegante, innocente? Davvero? Beh, male allora! Non ci siamo, non ci siamo proprio! Perché? Ma semplicemente perché Valerie Sweets è sì bella, ma è anche una sbirra tosta, sboccata, forte, divertente, schietta e alcolizzata. Non ci credete? Allora leggete un po’ quello che racconta…

“Spero che non ti dia fastidio il mio modo diretto di esporre i fatti,
perché ti avverto che non ho intenzione di cambiarlo,
non lo farei neppure davanti al Papa.
Specialmente davanti al Papa, aggiungerei.

Non mi sono ancora presentata.
Mi chiamo Valerie Sweets e voglio raccontarti la mia storia.
O potrei raccontarti il motivo per il quale bevo così tanto,
se preferisci. Tanto le due cose coincidono, scegli tu.

Non mi sono preparata molto bene a questo momento,
sono in pochi a conoscere la mia storia, quindi ho bisogno
di qualche aiuto: del buon whiskey e delle sigarette.

Ma sai qual è la cosa che non va affatto bene?
Che le sigarette sono quasi finite e il whiskey è a metà.
Devo prenderne un’altra bottiglia, ce ne sarà bisogno.”

Ok, se non avete il whiskey a portata di mano non disperate, per leggere la mia recensione anche un Amaro del Capo va benissimo. Come dite? Avete solo il limoncello comprato nel lontano Natale 2016? Mmmh… Non credo che Valerie sarebbe d’accordo con questa cosa, ma in caso di crisi estrema… Vabbè, pigliate quel limoncello e andiamo avanti.

“Valerie Sweets – La gente mi chiede perché bevo” è il primo capitolo di una trilogia scritta da Manuel Marchetti ed edito da Nativi Digitali Edizioni. I capitoli successivi sono “Valerie Sweets – Parte II: I supereroi non esistono” (lo trovate qui e qui) e  “Valerie Sweets – Parte III: Un Destino già Scritto” (qui e qua). La trilogia è in commercio dal 2014, ma io l’ho conosciuta solo quest’estate e, per la prima volta nella mia vita, sono riuscita a capire quale fosse il primo volume di una trilogia senza fare confusione come al mio solito.

Grazie mille, Renzo, mio unico e insostituibile neurone solitario!

“Valerie Sweets – La gente mi chiede perché bevo” è un romanzo sui generis - un po’ urban fantasy, un po’  thriller, un po’ fantascienza, un po’ horror – e la sua forza sta proprio, a mio avviso, nella personalità della simpatica protagonista, una tizia dark coraggiosa che non le manda a dire di certo e che è tenente nella Polizia di Cold Hill.
Il primo capitolo è qualcosa di surreale e spassoso, irriverente, ma è anche l’importante perno di quello che accadrà in seguito. E dove potrebbe iniziare un romanzo con una protagonista alcolizzata, secondo voi? In un bar, il Rusty Bar, per la precisione. Valerie è lì che si sbronza di brutto al bancone mentre pensa ai casini della sua vita incasinata. Carl, il barista, la conosce bene e le consiglia di piantarla di bere, ma a lei non importa. Nel bar c’è anche un gruppo di ragazzi, unici clienti oltre a lei, che giocano al tavolo da biliardo, e quando una del gruppo, Emily, si avvicina per fare un’ordinazione, le rivolge gentilmente la parola. E ciò che ne consegue è:

“«Ti ho chiesto se stai bene…»
«Oh… ecco, sì ora ho capito…» Chiusi gli occhi e scossi la testa. «No, non sto bene. Grazie.» La ragazza rise ancora.
«Credo che sia la prima volta che alla domanda ‘stai bene?’ mi danno una risposta negativa così diretta.»
«Ti sembra che stia bene?» Chiesi indicandomi.
«No, direi proprio di no. Ma perché non smetti di bere allora?»
«Ah! È proprio perché non sto bene che bevo. Così se sto male per il bere non sto male per le altre cose.»” 

Insomma, questo ci fa capire quanto Valerie sia incasinata… E forse ci fa capire anche la ragione per la quale tanta gente si sbronza. Bon.

A un certo punto nel bar entrano dei tizi. Criminali bulli brutti e cattivi, per la precisione. Il barista sa quanto lei sia piantagrane e la implora di andarsene per evitare rogne a lei e a se stesso, ma Valerie non ha paura e se ne frega. Due dei bruti, infatti, le si siedono accanto iniziando subito a importunarla, mentre il terzo pare conoscere Emily, raggiungendola e iniziando con lei una litigata furibonda. Valerie - nonostante sia talmente ubriaca da essere capace di intrattenere conversazioni metafisiche con oggetti inanimati a caso che non vi sto qui a raccontare - riesce a tenere testa ai due delinquenti, ma la sua attenzione è ben vigile e puntata in realtà altrove, verso la lite dai toni sempre più accesi tra Emily e il bruto che di nome fa JB e sembra davvero brutto e aggressivo. E tra un insulto e una battuta caustica con i due bulli dementi seduti accanto a lei, la sparatoria è dietro l’angolo e Valerie si ritrova a dover risolvere l’ennesimo casino completamente ciucca e instabile. Un casino che, in futuro, le causerà altri casini stratosferici, ma d’altro tipo. Sì, perché Valerie è abituata ad affrontare assassini, spacciatori e stupratori, ma ben presto scopre che qualcosa di peggiore sta per abbattersi sulla sua vita e sul mondo. Qualcosa che non può essere controllato o arrestato o trattenuto tra quattro pareti. Qualcosa che sfugge all’umano raziocinio e che arriva da un altro mondo. Un mondo dal quale qualcuno cercherà di comunicare con lei, di aiutarla a sopravvivere e di prepararla ad affrontare creature mostruose, spaventose e terribilmente letali che intendono riversarsi sulla Terra e qui portare morte e devastazione.

E fin qui la trama senza spoiler di questo romanzo particolare che mi ha incuriosita, tenendomi incollata alle pagine fino alla fine. Fine alla quale sono praticamente arrivata esausta e con una faccia che era più o meno così:



No, non perché il romanzo mi abbia fatto schifo o altro, anzi! La narrazione è rapida e ironica, divertente ed efficace; la suspense è ben distribuita e sa fare il suo lavoro; la protagonista è simpatica ed è impossibile non incuriosirsi e affezionarsi a lei e alle sue strane vicende. Il problema, per quanto mi riguarda, sono state le numerose scene splatter, ecco. Le scene degli squartamenti e quella roba là. Sì, ok, qualcuno di recente mi ha amorevolmente definita “hooligan vandala barbara” (sì, proprio così in quest’ordine), ma nonostante questo le scene splatter… non so, mi causano sempre un certo disagio, sia nella lettura sia (soprattutto!) sullo schermo.  Tra l’altro la prima non me l’aspettavo e ci sono rimasta di sasso (hey, tu che mi hai definita “hooligan vandala ecc ecc…”, ho detto di sasso, non di mer…!). Sì, l’horror mi piace, ma preferisco le storie con fantasmi e demoni che fanno BUUUH (roba che non esiste, insomma) a quelle con assassini, maniaci, serial killer (che purtroppo esistono), torture, sangue e urla di disperazione mentre il mostro di turno insegue la squinzia mezza nuda con un’accetta in mano per farci poi il ragù della domenica. Insomma, ho gradito molto la prima parte del romanzo, piena d’azione e misteri da svelare e dove non era ancora ben chiaro dove l’autore volesse andare a parare; ho gradito un po’ meno la parte della, ehm, mattanza, se così vogliamo chiamarla, la svolta sanguinolenta che non mi aspettavo.

“Aglio, olio e un poco di interiora, poi ci metti la cipolla e un pizzico di sale. Non troppo, che il sangue già è saporito di suo! Ed ecco come io faccio il ragù di carne umana. Manco mia suocera lo sa fare così buono, giuro!”

Altro punto debole del romanzo, secondo me, è il fatto che nessuno degli altri personaggi sia incisivo come la protagonista. Valerie è caratterizzata benissimo mentre tutti gli altri a me sono sembrati solo delle comparse, dei personaggi appena abbozzati e di contorno… Persino i cattivi umani, nonostante siano davvero cattivoni brutti e antipatici, mi sono alla fine parsi quasi delle macchiette, il classico cliché del delinquente pompato da filmone d’azione americano con i trafficanti di droga/armi/organi/esseri umani.



Il mio parere sul lavoro di Manuel Marchetti è tre stelline su cinque per tutte le ragioni che ho elencato sopra. E per evitare incomprensioni e fan dai cuori infranti, anche in questa mia recensione ci tengo a precisare che il mio giudizio è frutto del MIO punto di vista, del mio gusto personale e dunque mi auguro che nessuno, leggendola, si offenda per il parere soggettivo e personale che ho qui espresso. Si tratta di una recensione, quindi devo necessariamente scrivere quello che penso, le mie impressioni sul romanzo. In caso contrario non sarei onesta e la mia non sarebbe una recensione ma altro.

Detto questo, mi pare d’obbligo segnalare che, nonostante i difettucci di “Valerie Sweets – La gente mi chiede perché bevo”, sono comunque curiosa di conoscere la sorte di Valerie e di scoprire come va a finire questa saga. La trama è comunque avvincente, si lascia leggere e non posso fare a meno di proseguire con le altre due parti della trilogia per via del magnetismo innegabile della protagonista.
Sì, magari salto le parti con gli squartamenti vari, però!


Valerie cara, a giudicare da quello che mi hai raccontato, hai ragione a bere così tanto… Caspita, e ci credo! Bene, e ora parliamo un po’ di me: lo vuoi sapere perché bevo così tanto? Mettiti comoda, tesoro, e cominciamo dal principio. Riempiamoci il bicchiere di limoncello, tanto per cominciare. No, non è quello fatto in casa da zia Cosimina, giuro. Sì, ti puoi fidare! Dunque, tutto è cominciato un anonimo giovedì di fine settembre del 1981… Mi segui? Perfetto, andiamo avanti…







Commenti

Post più popolari