"Un'altra vita: Sono Beatrice Pascal e questo è solo l’inizio" di Lidia Laudani - La recensione del romanzo

Titolo: Un'altra vita: Sono Beatrice Pascal e questo è solo l’inizio

 Autore: Lidia Laudani   

 Editore: Edizioni We      

Data di pubblicazione:  4 novembre 2022  

Pagine: 506 pagine    

Formato: Cartaceo   

Genere: Narrativa femminile contemporanea       

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“Sono Beatrice Pascal, accomodatevi,
state per entrare in un’altra vita!”

Oggi non sono semiseria. Oggi voglio essere seria, serissima.

Ho temporeggiato, atteso, procrastinato, riflettuto a lungo. E ora? Sono finalmente pronta a parlarvi di “Un'altra vita” di Lidia Laudani, romanzo di narrativa contemporanea femminile che mi ha dato non poco filo da torcere durante la lettura. E in realtà lo sta facendo anche adesso che mi accingo a scrivere una recensione. Sì, ci sono aspetti di questo romanzo che ho apprezzato molto e che sono, purtroppo per tutti, di grande attualità. Però ci sono anche questioni che ho faticato un po’ a far scivolare via mentre leggevo il romanzo…

Ma andiamo con ordine. Di cosa parla “Un’altra vita”? Qual è la trama?

Niente spoiler, promesso!

Beatrice Pascal è una giovane giornalista, speaker radiofonica e - per via di una comparsata televisiva -attrice dal passato difficile e doloroso. Un passato che spesso torna a farsi sentire e che ha sovente influito sulle scelte della sua vita, rivelatesi ben presto errate e dannose per se stessa. Ma Beatrice Pascal non si lascia facilmente abbattere e, nonostante lo stalking pesante del suo ex violento e i ricordi strazianti di un’infanzia conclusasi troppo presto, cerca di andare avanti con la sua vita come meglio può, con forza e determinazione, nascondendo a se stessa le sue fragilità.


Sarà il suo lavoro di giornalista a farle incontrare Tommy, famoso cantante, e il suo agente Mark. Entrambi affascinanti, sapranno smuovere in Bea sentimenti e sensazioni che credeva non sarebbero mai più tornati a scaldarle il cuore. Ma il passato è in agguato e molti pericoli e minacce gravano su di lei e su coloro che ama.

Riuscirà Beatrice ad essere finalmente felice?

“Mi chiedo come sia possibile vivere un sogno e, di colpo, vedere tutto crollare. Aprire gli occhi, un mattino come tutti gli altri, con la sensazione di aver ricevuto uno sparo in pieno petto da qualcuno di invisibile. Perchè quando la notte è piu nera sono molte le cose che non vediamo e senza avere la minima percezione di noi stessi prendiamo decisioni che possono rovinarci l’esistenza.”

Detto in tutta franchezza, “Un’altra vita” è un romanzo per me difficile da recensire. Come scrivevo sopra, ci sono aspetti che ho molto gradito e altri che mi hanno creato qualche perplessità.

A essere lodevoli sono, innanzitutto, la bella scrittura fluida e pulita di Lidia Laudani, molto descrittiva e gradevole. C’è poi anche la tematica drammatica della violenza sulle donne, purtroppo attuale. L’autrice scava a fondo nella mente di una persona cresciuta in un ambiente violento che si ritrova a vivere quello stesso clima di paura nella sua vita sentimentale da adulta. Alcune riflessioni risultano attualissime e potenti come il grido di rabbia e impotenza di chi si ritrova a vivere un’esperienza tanto terrificante e da cui è difficile uscire.

“Brigadiere Bulzaga, le donne devono denunciare, ma poi non vanno lasciate sole, perchè davvero rischiano la vita. Ci vogliono leggi piu severe, pene certe e soprattutto chi denuncia deve sapere che quando torna a casa non rischierà di venire uccisa. Vorrei un mondo piu empatico, dove le persone vivono con te il dolore, la vita, dove non si chiudono gli occhi per non vedere, ma si cammina insieme e ci si sostiene.”

Le riflessioni di Bea, le sue amare vicissitudini, ci ricordano che sì, le donne si fanno coraggio e denunciano, ma che poi sono lasciate sole al loro destino, a combattere contro mostri che non possono essere sconfitti con un semplice ammonimento. Bea, in alcuni tratti della storia, ci rammenta che in Italia mancano le giuste leggi e che le donne muoiono anche per colpa di questo vuoto legislativo, subdolo complice di quegli uomini che compiono atti criminali indicibili. La cronaca li chiama femminicidi ma, scavando a fondo, sono in realtà il frutto di secoli di tossica ideologia patriarcale dura a morire.

Le tematiche dello stalking e della violenza sono rese bene assieme a tutto il dolore che la protagonista prova e che sa trasmettere al lettore.

Ciò che invece mi ha lasciata perplessa sono la presenza di dettagli davvero superflui ai fini della storia e la ridondanza e ripetitività di lunghe e prolisse riflessioni, senza le quali – magari dopo un rigoroso sfoltimento da parte dell’editing – la lettura sarebbe risultata molto più agile e leggera. E soprattutto, molto più breve delle oltre 500 pagine che conta il romanzo.

Specialmente tra la metà del romanzo e l’ultima parte, poi, vi è a mio avviso la presenza di avvenimenti e vicissitudini che a me sono risultati abbastanza improbabili. Ciò, però, potrebbe essere dovuto al genere narrativo non proprio nelle mie corde…

Lo ammetto con un certo dispiacere: ho faticato parecchio ad entrare in sintonia con Bea e alla fine, nonostante mi sia imposta di leggere il romanzo per intero, non ci sono riuscita. Soprattutto quando - verso la metà del romanzo - la storia ha cominciato a farsi leggermente inverosimile, non sono più riuscita a comprendere il perché di alcuni dei suoi comportamenti e ragionamenti, e con i protagonisti maschili non è andata meglio. Probabilmente, però, questo è dovuto al fatto che io non sia avvezza a questo particolare genere letterario e che quindi abbia scarsa comprensione di certe dinamiche narrative. O forse è dovuto al fatto che io abbia un vissuto e un carattere molto diversi da quelli di Bea, chissà...

Per tale ragione, consiglio “Un'altra vita: Sono Beatrice Pascal e questo è solo l’inizio” agli amanti del genere rosa-erotico, delle fiction e del romance. Se siete tra questi, non vi deluderà!



 

 

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