"Ànimas" di Federica Cabras - La recensione

Titolo: Ànimas

Autore: Federica Cabras   

Data di pubblicazione: 16 novembre 2020   

Genere: Storie di fantasmi, narrativa

Editore: Officina Milena

Formato: Kindle e cartaceo

Pagine: 188 pagine

Dimensioni file474 KB  

Link per l’acquisto: https://www.amazon.it/%C3%80nimas-Federica-Cabras-ebook/dp/B08NGVYYL5

Pagina autrice: https://www.facebook.com/federicacabrasautrice


 
"Non è una storia d’amore, questa, Emma. È una storia di odio, di risentimento, di colpe che non si perdonano. È la storia di una maledizione radicata. È la storia della pazzia che si insinua nella mente delle persone. È la storia del diavolo in persona che viene a bussarti alla porta.”

No, non è una storia per cuori zuccherosi e impressionabili. Questa è una storia dove sovrannaturale e vita quotidiana si mescolano assieme a un intreccio di usanze e tradizioni vecchie quanto il mondo. E poi ci sono le protagoniste, forti e determinate, non certo fragili e pucciose donzelle. Ma in “Ànimas”, romanzo scritto dalla bravissima Federica Cabras ed edito da Officina Milena, c’è questo e molto altro, come i sapori, i colori, gli odori e il folklore di una regione, la Sardegna, aspra e dolce al contempo.

 “Nell’Isola, il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti , il 31 ottobre, si fa meno nitido, meno chiaro, più nebuloso. È a cavallo tra l’ultimo giorno di ottobre e il primo giorno di novembre che i defunti possono passeggiare indisturbati per le vie del paese, unirsi a noi. Banchettare. Dialogare.”

Ma di cosa parla esattamente “Ànimas”? Qual è la trama?

 

Niente spoiler, miei diletti, leggete pure.

In Sardegna, la notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre succedono cose strane. Il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti si fa nebuloso, inconsistente (sì, un po’ come l’Halloween del mondo anglosassone o la notte tra il 1° e 2 novembre in alcune zone d’Italia). E questa non è una cosa bella per la famiglia Ruinas, dato che i maschi della sua stirpe sono maledetti. Tipo che, se la sera dell’ultimo giorno di ottobre il maschio Ruinas di turno muore, perseguiterà tutta la sua famiglia per sette anni di forte sfiga, portando poi alla pazzia e alla tomba i componenti della sfigata famigliola. Ma di questa storia Graziella non ne sa una beneamata cippa. Sono gli anni Cinquanta di una Sardegna rurale dura e faticosa, e lei è una ragazzina studiosa che vive assieme agli adorati genitori. Sono persone oneste e buone, la sua mamma Lucia e il suo papà Giovanni, che vivono di ciò che producono nella loro fattoria e che amano molto Graziella. Ma la sfiga, si sa, ci mette sempre lo zampino. Anzi, qui non si tratta di sfiga ma di una vera e propria maledizione. Papà Giovanni, infatti, muore proprio la sera del 31 ottobre, e dopo questa disgrazia saranno tante le cose bizzarre che succederanno a Graziella e alla sua mamma. Si tratta di eventi che non possono essere spiegati con la ragione, fenomeni paranormali che mineranno la salute mentale di Lucia, spingendo Graziella a reagire. Spalleggiata da Umberto, un altro Ruinas che rischia di cadere vittima della maledizione, Graziella decide che è arrivato il momento di saperne di più. E di trovare un modo per spezzare la maledizione che grava sulla sua famiglia una volta per tutte.

Avevo già letto e recensito un romanzo di Federica Cabras tempo fa (qui la mia recensione). Si trattava di uno chick-lit ovviamente molto diverso da “Ànimas”. L’autrice dichiara infatti di non avere un genere predefinito, di non volersi fossilizzare in un unico tipo di storia. Una scrittrice a tutto tondo, dunque. E in effetti devo segnalare che l’autrice sa cavarsela egregiamente sia con le storie leggere e divertenti, sia con storie cupe e paranormali come quella in esame. La storia di “Ànimas” è articolata, snodandosi tra passato e presente, ed è colma di riferimenti alla cultura popolare sarda, alle sue usanze, ai suoi piatti tipici, ai suoi panorami mozzafiato. Persino al suo dialetto, con parole e frasi riportate nel testo in idioma locale e tradotte in italiano nelle note apposite. C’è tanto amore per la propria terra, in questo romanzo, ed è una delle cose che mi sono subito saltate all’occhio. C’è poi la componente sovrannaturale che si mescola a gesti di vita quotidiana, un po’ come nei romanzi di King (e forse è proprio questo a renderli tanto spaventosi, no?). Una particolare scena di “Ànimas”mi ha anche vagamente ricordato una scena di “Le notti di Salem”: preghiere cattoliche che crescono d’intensità assieme all’incalzare degli eventi paranormali che si abbattono tutti intorno (chi ha letto entrambi i romanzi forse capirà di cosa parlo…), facendo correre i brividi lungo la schiena di chi legge. La componente paranormale è ben amalgamata con le usanze e i riti della comunità rurale e con le vicissitudini personali della vita della giovane Graziella. Si parla di lutto e di dolore, ma anche si felicità; si parla di orribili fantasmi ma anche di pietà per questi spettri costretti a vagare senza pace tra il mondo dei morti e quello dei vivi. I temi vengono affrontati con sensibilità e le scene cruente presenti vengono comunque descritte con delicatezza, senza eccessivi e macabri dettagli.  Certo, non è una storia per gente timorosa e impressionabile, ma non è neanche un vero e proprio horror. “Ànimas” è, a mio avviso, una storia di fantasmi, ma anche un romanzo di formazione tutto al femminile, con la caparbia protagonista decisa a combattere per il proprio futuro e per l’avvenire di coloro che ama. Ed è anche e soprattutto una dichiarazione d’amore per la Sardegna, protagonista indiscussa di tutto il romanzo.

 "La vita è un percorso. A volte, la vita è libera, è un sentiero di campagna ma senza ostacoli. Un paio di scarpe buone, di pelle, e si affronta fino alla fine senza troppa fatica. A volte, invece, è un tratto di strada nel bosco, tra querce millenarie, lecci, terra e pietre che ti fanno scivolare, e salire e discendere che tolgono il fiato. Si può cadere, lì, in quei lembi di terra scoscesi, farsi male, non pesare ad altro che al traguardo. E quando si arriva, è persino più bello. Senti l‘aria sul viso e ti senti libera.”  

Insomma, consiglio questa storia soprattutto a chi ama il folklore e le storie di fantasmi , ma anche a chi desidera perdersi in una Sardegna d’altri tempi accanto a Graziella e alle sue vicende. Alla scoperta di tradizioni e riti impressi nella memoria e che il tempo non può e non deve cancellare.

 

 

Commenti

  1. Risposte
    1. No, non male davvero. Un bel romanzo tra storie di fantasmi e romanzo i formazione.

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