"Dove sento il cuore" di Mattia Cattaneo - La recensione
Autore: Mattia Cattaneo
Titolo: Dove sento il cuore
Editore: Self Publishing
Genere: Storico-sentimentale
Data uscita: 2 Settembre 2019
“Questa vita rimane imprigionata dentro certe pareti di carta.
Ogni esistenza è fatta di grigi, di scuri, di colori più o meno
brillanti. Il vento stava disegnando nuove traiettorie lungo l’empireo e
sfogliava gli alberi come lunghe pagine ancora da scrivere. La mia vita ha
trovato altre vite: quella di mia madre e di mio padre. La loro storia è anche
la nostra storia.
Ed ora, lascio che sia il ventaglio delle mie emozioni e dei miei
ricordi, che aleggiano in questo cuore, a parlare…”
Esistono periodi storici brutti. Pagine di storia che raccontano
tutta l’ignominia e la cattiveria che l’essere umano è in grado di perpetrare
nei confronti dei suoi stessi simili (e non solo). Periodi storici di cui, a
mio avviso, non si parla mai abbastanza, a giudicare da certe derive
nostalgiche che vanno tanto di moda, e che andrebbero raccontati e spiegati
anche e soprattutto alle nuove generazioni, in tutta la loro bruttezza. E
questo affinché tale bruttezza non si ripeta, non torni mai più. E Mattia
Cattaneo, con il suo romanzo “Dove sento il cuore” – che io ho avuto il piacere
di leggere in anteprima -, ci racconta, seppur con la delicatezza e la poesia che lo contraddistingue, una pagina
terribile di storia recente. La guerra. La guerra che separa gli affetti, la
guerra che uccide innocenti, la guerra fratricida che sconvolge tutto ciò che è
normalità e bellezza.
La vicenda si svolge principalmente tra il 1943 e il 1945, durante l’occupazione nazifascista e l'ultima fase della Seconda guerra mondiale, nella
zona settentrionale del Lago di Como. I
protagonisti sono la bella fornaia Vittoria, il coraggioso partigiano Bruno, il
tormentato ufficiale nazista Karl e la piccola Eva, custode inconsapevole di un
triste segreto e protagonista che racconta in prima persona, molti anni dopo,
le vicende narrate. Tutti questi personaggi si ritrovano ad affrontare situazioni
e momenti terribili cercando di restare se stessi, tentando di rimanere attaccati
alla vita e a ciò che c’è di bello in essa nonostante tutto. Nonostante le
fucilazioni, i rastrellamenti, le privazioni, le fughe, i segreti. Fino alla
fine di quell’incubo chiamato guerra.
È difficile riassumere la trama di questo romanzo senza spoilerare,
quindi non vado oltre con le rivelazioni. Ciò che è necessario dire è che il romanzo
merita la lettura perché racconta una pagina di storia che Cattaneo ha cercato
di trasmettere al lettore, non solo attraverso i sentimenti dei protagonisti ma
anche attraverso fatti non propriamente frutto di fantasia. C’è dietro questo
romanzo un lavoro di documentazione che rende onore al suo giovane autore. Come
già accaduto con “E le stelle brillano ancora”, romanzo d’esordio di Cattaneo
(qui la mia recensione), si è cercato di costruire una vicenda all’interno di
un contesto storico non facile, ed è l’aspetto che ho apprezzato di più di
tutto il romanzo. Cattaneo ha poi un modo di narrare molto delicato anche
quando si tratta degli orrori della guerra, lasciando che siano le sue
descrizioni poetiche a parlare di vicende terribili che il lettore può
immaginare anche senza dettagli cruenti.
Nel romanzo, secondo me, ci sono delle criticità, come ad esempio
la narrazione in prima persona non del tutto efficace e che in alcuni punti mi
ha creato un po’ di smarrimento, oppure come alcune scelte fatte da alcuni
personaggi che non mi sono parse del tutto chiare oppure, ancora, come l’eccesiva
poeticità di alcuni punti che rallenta un po’ la narrazione. Nonostante
questo – che è comunque frutto di un mio giudizio soggettivo e personale -,
però, il romanzo va letto, assaporato, immaginato. Soprattutto per ricordare la
gente che ha vissuto quei giorni terribili, e non solo. Anche per ricordare
quello che è stato e che mai più dovrebbe essere, né in Europa né altrove.
“Solo ora, solo in quell’istante potevamo capire quanta bellezza la guerra ci aveva tolto.”
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