"Storie di un Viaggiatore Immortale" di Andrea Casalboni - La recensione


Titolo:  Storie di un Viaggiatore Immortale
Autore: Andrea Casalboni
Genere: Romanzo storico, fantasy, raccolta di racconti  
Editore:  Nativi Digitali Edizioni
In commercio dal: 1 edizione (16 dicembre 2013) 
Formato: Formato Kindle
Pagine: 120
Dimensioni file: 3379 KB 



“Il padre la interrompe subito, allarmato: ‘È… un demone?’, chiede, titubante, ma la vecchia lo mette a tacere con un gesto stizzito. ‘Si nutrirà di storie’, conclude, con un sospiro rassegnato, come se esprimere ad alta voce la cosa servisse a convincere anche lei che ciò che sta dicendo corrisponde verità. Come se fino ad allora lei stessa non fosse stata capace di credere a ciò che ha scorto nel buio notturno, tra le stelle, la notte precedente.
‘Più gliene saranno raccontate, più ne leggerà, meglio crescerà: sarà più forte e più sano; ma se dovesse restare senza, deperirà e s’indebolirà fino a morirne’.”

Avete presente i colpi di fulmine? No, non i colpi in testa, anche se alla fine il risultato è più o meno lo stesso. Parlo in realtà di quella sensazione repentina, di quel lampo improvviso, di quello stupore e piacere che ti coglie nell’incontro primo con quella che i nostri sensi percepiscono come una persona assolutamente irresistibile, costringendoci a sentircene attratti, creando una sorta di affinità, vera o immaginaria, con il soggetto dei nostri desideri. Ecco, a me questo non succede con il figo di turno ma con lettere messe una accanto all’altra con maestria, fino a creare pagine dal sapore poetico e irresistibile. Pagine ben costruite e custodi di storie meravigliose e terribili che sanno colpire proprio lì dove sei più sensibile. Parole e pagine che compongono libri, romanzi, vicende che ti stupiscono e che smuovono in te riflessioni, emozioni, pensieri, generando un’affinità mentale tra te, lettore, e il testo. Libri pieni di spunti interessanti e scritti meravigliosamente, tanto che leggerli è un piacere per gli occhi e per i sensi di chi ama lasciarsi trasportare da storie, racconti, parole, come bimbi incantati dalla bella narrazione di una vecchia fiaba. Ecco, tutto questo io l’ho provato nel leggere “Storie di un Viaggiatore Immortale”, romanzo scritto dal bravissimo (ma bravissimo davvero!) Andrea Casalboni e pubblicato dalla casa editrice Nativi Digitali. Una piccola casa editrice digitale, questa, ma secondo me da tenere d’occhio: pubblica libri davvero originali e significativi di autori emergenti bravi, bravissimi e che meritano un’opportunità. Esattamente come Andrea Casalboni.

In alto, l’istantanea di un colpo di fulmine particolarmente intenso tra due teneri innamorati. Love is in the air! 

“Storie di un Viaggiatore Immortale” è un romanzo ma anche una raccolta di racconti; è un romanzo storico ma anche un fantasy; è la storia di un viaggio per il mondo nell’arco di più di sette secoli ma è anche una lunga riflessione sull’animo umano. Protagonista della vicenda è Tristan Garden, nato in un angolo della Cornovaglia del 1360 circa. Tristan non è come tutti gli altri, e lo comprendiamo sin dalle primissime pagine attraverso le parole della strega (così erano considerate e chiamate le levatrici in passato) che lo aiuta a nascere: gli unici nutrimenti utili per Tristan non sono cibo e acqua, ma storie lette e raccontate. In sintesi, Tristan si nutre di racconti, di favole, di romanzi. Tipo che lui legge un bel tomo di fantamilioni di pagine come una persona qualsiasi mangerebbe una bella porzione di lasagne, o ascolta i racconti di chi gli è intorno come gli altri divorerebbero un panino farcito comprato dal camioncino all’angolo. Le storie sono il suo nutrimento, e lui può mantenersi in vita solo così, leggendole o ascoltandole. Ovvio che uno così, nel 1300 (ma anche in altre epoche), non è che sarebbe propriamente diventato mister popolarità e simpatia nel paesello dei timorati di Dio di turno, così i suoi genitori, consigliati dalla suddetta levatrice, per salvargli la vita decidono di spedirlo in un monastero non appena raggiunta una certa età. Ed è quello che succede: Tristan viene lasciato dal padre in monastero ancora ragazzino, sia per non dare nell’occhio e sia per garantirgli un nutrimento eccellente, tra manoscritti e pergamene. Ma a Tristan il monastero non basta, così, dopo cinquant’anni si dà all’eremitaggio. S’intuisce subito che Tristan è immortale, che le storie possono tenerlo in vita all’infinito. Il protagonista userà quindi la sua lunga vita per imparare le lingue, viaggiare per il mondo raggiungendone i confini, fare affari, partecipare a guerre e battaglie sanguinosissime (questa la parte storica, tra l’altro davvero accurata). Attraversare epoche e continenti, osservando, ascoltando e facendo riflessioni su quello che è l’animo umano, molto spesso spietato.

“Cavalco per il mondo, perenne, inevitabile.
Il rombo degli zoccoli del mio cavallo è tale che la terra stessa trema.
La mia spada, immensa, ha visto innumerevoli stragi, e ancora ne vedrà.
Io sono eterno, senza fine, in una continua e inesorabile spirale.
Dove passo io non c’è pace, non c’è vita.
Io sono Guerra, e la natura umana è… Me.”

Nel mezzo della vicenda di questo viaggiatore immortale, vi sono racconti brevi ambientati in epoche diverse, di generi differenti e che toccano anche il fantasy (“Il sacco di Liberty” è qualcosa di terribile e spettacolare al contempo, da pelle d’oca) e che io ho trovato molto belli, alcuni addirittura commoventi (come “Dolce morire”) e, in tutti i casi, coinvolgenti. Si tratta di racconti che il protagonista ha udito nella sua lunga vita? Non è specificato, ma io l’ho intesa così. In fondo è di racconti che si nutre Tristan, e noi, leggendo le sue parole, ce ne nutriamo come lui.
Ogni racconto è comunque scritto splendidamente, come tutto il libro. Ecco qua un assaggio:

“Il sole è già calato da un pezzo quando sul luogo del massacro si ode rumore di zoccoli. I razziatori, gli unici ancora in giro a quell’ora, corrono a nascondersi – non potrebbero mai reggere il confronto con le truppe regolari – ma chi sta arrivando non è un soldato, e soprattutto è solo.
Il cavallo, di un bianco quasi irreale, procede lentamente tra i cumuli di morti. Il cavaliere, saldo in sella, è avvolto in un mantello nero che ne cela completamente le fattezze. Sulla sua spalla si erge un rapace dal piumaggio color delle tenebre. È un corvo, e schiamazza ripetutamente. […]  Il destriero avanza al passo, evitando con cura di calpestare i cadaveri. Nonostante il silenzio generale, adesso non pare emettere alcun suono.”

Riuscite a immaginare anche voi la desolazione? Riuscite a sentire gli zoccoli del cavallo echeggiare nell’aria bruna di quello che è un campo di battaglia ormai silenzioso e pregno di morte e cadaveri? Riuscite a scorgere il candore del cavallo che emerge dalle tenebre col suo cupo cavaliere? Non tutti gli scrittori riescono a creare questo, e quando mi trovo davanti a un lavoro così mi emoziono come una bimba davanti a un negozio di dolciumi!



Il mio voto per  “Storie di un Viaggiatore Immortale” è quattro stelline su cinque. Ho amato questo romanzo dalla prima pagina all’ultima. Mi ha commossa, mi ha fatto riflettere, inorridire, sognare e mi ha fatto immaginare paesaggi incredibili e battaglie e sofferenze e situazioni terribili, straordinarie, tristi, gioiose. Una bella lettura riflessiva che consiglio a tutti!
Perché quattro stelline anziché cinque, allora? Perché avrei preferito che i racconti brevi, che spezzano la narrazione su Tristan, fossero amalgamati meglio con la trama principale, in modo da creare un racconto più organico. Talvolta sembrano racconti messi un po’ a caso, anche se io ho interpretato tali racconti come qualcosa che il protagonista stesso ha udito nella sua vita e che ci narra insieme alle sue vicende.

Nella dispositiva in alto, un bel piatto di pasta a caso. Tutto questo parlare di nutrimento mi sta facendo venire fame… no, disgraziatamente io non sono come Tristan!

Infine, vorrei lanciare un appello all’autore di cui, purtroppo, non ho trovato altri romanzi in rete (a parte un racconto...) o una pagina Facebook di riferimento:  Andrea Casalboni, ovunque tu sia, chiunque tu sia, se ti capita di leggere questa sgangherata recensione… continua a scrivere e a pubblicare le tue storie! Sei bravissimo e hai un bel talento. E sei riuscito a sciogliere addirittura il mio cuore di ghiaccio in alcuni passaggi che io ho trovato sublimi e che mi hanno toccata davvero nel profondo.

Per questo viaggio. Per questo scrivo. Per questo leggo, anche, ma non è la stessa cosa: quando leggi c’è una parte di te che sa che per quanto vicino quel personaggio sia, per quanto bello possa apparire un passo, non è veramente tuo, non del tutto. Scrivendo, invece…
Per questo scrivo. Per tutti quei momenti che non sperimenterei mai. Per tutti quei luoghi che non visiterei mai, e che spesso non esistono che nella mia immaginazione.
Per tutti quei personaggi che posso incontrare e conoscere, più approfonditamente che se li scoprissi tra le pagine di un altro, meglio ancora che se li incontrassi di persona, dal vivo, e potessi davvero toccarli. Per tutti quei personaggi che se non scrivessi non vivrebbero mai, e per tutti quelli che vivono e vogliono continuare a farlo, o che muoiono nel modo che più gli si confà. Per tutti quelli che ottengono il loro lieto fine e per quelli che nelle ultime righe stanno ancora combattendo per realizzare i propri sogni, per tutti i cattivi che vogliono distruggere il mondo e per tutti i buoni in cerca di principesse da salvare.
Prima ho detto che scrivo per non sentirmi solo. Mentivo.
Chi scrive non è mai, mai solo.”

Ho il pallino per la scrittura (e ovviamente per la lettura) da quando ero una ragazzina con il naso perennemente fisso sui libri. Quando ho letto questa parte del tuo romanzo avevo le lacrime agli occhi… Solo chi scrive e legge come un forsennato può capire perché.
C’è bisogno di scrittori come te, di storie come quelle che scrivi tu. Potresti scrivere un bel fantasy pieno di avventure, assedi, magia, cavalieri valorosi, fantasmagoriche città fortificate e amori impossibili, o un bel romanzo storico su di un personaggio carismatico del passato o su di un evento decisivo di una qualche epoca storica. Sono sicura ne salterebbe fuori qualcosa di davvero molto interessante… Continua a scrivere e a raccontare! 😊

P.S. Volevo infine parlarvi delle belle illustrazioni che spiccano in copertina: sono state disegnate dalla bravissima illustratrice Valentina "Banjo" Napolitano. Mi piace il suo tratto delicato e ho scoperto che ha un blog pieno di bellissime illustrazioni, anche se non è molto aggiornato... Fateci un salto!
Qui il link del blog: http://toolthech.blogspot.it/


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