"Un marito quasi perfetto" di Nicola Rayner - La recensione del romanzo giallo-thriller
Titolo: Un marito quasi perfetto
Autore: Nicola Rayner
Editore: Newton Compton Editori
Data di pubblicazione: 26 settembre 2019
Pagine: 333 pagine
Formato: Cartaceo e digitale
Genere: Giallo, thriller
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E dopo i romanzi nì (ve ne ho parlato diffusamente qui e nella raccolta che trovate qua), ci sono anche i libri no-vabbè, cioè quei libri che alla fine dici no-vabbè. Mi sono spiegata? No? Okay, ora vi illustro il concetto con più chiarezza.
Prendiamo “Un marito quasi perfetto” di Nicola Rayner: la trama non è male, sembra un giallo-thriller interessante e, complici i saldi che c’erano ai tempi della pandemia (e questo vi fa capire alla perfezione l’arretrato di letture che ho sul comodino e un po’ ovunque per casa), decido di acquistarlo. E, dopo due anni dall’acquisto, di leggerlo. Risultato? No-vabbè.
Ancora non avete capito? Va bene, non è un problema, ne possiamo parlare con calma.
Ma innanzitutto, qual è la trama? Di cosa parla il romanzo?
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Niente spoiler, promesso! |
Alice è in treno e vede un fantasma. O meglio, intravede tra i passeggeri una ragazza dai capelli rossi che le pare di aver già visto. Una ragazza che però è scomparsa misteriosamente nel nulla ai tempi dell’università. Ruth Walker era bella e perfetta e ha lasciato dietro di sé molti interrogativi. Il marito di Alice, George, a quei tempi la frequentava e Alice si è sempre chiesta se quanto raccontato dal suo consorte fosse la verità. Sì, perché George, oltre a essere un personaggio pubblico molto in vista, è anche un marito bugiardo e fedifrago. E la ragazza incontrata in treno sembra davvero Ruth, solo che Alice non riesce a rintracciarla perché, nell’incrociare il suo sguardo, la ragazza si è alzata e si è allontanata di colpo tra la folla. A quel punto Alice comincia a chiedersi ossessivamente se fosse davvero lei, su quel treno, e cosa le sia successo esattamente tanti anni prima. Che fine ha fatto Ruth? E George ha detto la verità o le nasconde qualcosa?
Inizia quindi una narrazione spezzata dai punti di vista dei vari personaggi che hanno conosciuto Ruth e che erano presenti la sera della sua scomparsa, per un racconto che si dipana tra passato e presente, prima e dopo la scomparsa della ragazza.
Cosa è successo a Ruth Walker? Qual è la verità sulla sua sparizione?
All’inizio la narrazione è resa un po’ difficoltosa dai vari punti di vista che si susseguono, raccontando in qualche modo – quasi sempre in terza persona, solo per uno dei personaggi c’è il racconto in prima persona - la loro versione e la loro storia. Tutti i personaggi conoscevano Ruth, tutti l’hanno amata e talvolta odiata. Tutti erano al campus la sera che è scomparsa e ognuno si chiede come siano davvero andate le cose. Con il proseguire della lettura la vicenda si fa più chiara e quasi ci si affeziona ai personaggi e alle loro storie.
Il problema principale di questo romanzo, però, non è la tecnica narrativa che potrebbe anche risultare avvincente, se utilizzata e sfruttata al meglio. Il problema, a mio avviso, è l’eccessiva lentezza della narrazione che dà pesantezza alla lettura. Ci sono sì colpi di scena, ma pochi e troppo diluiti nel corso del romanzo. Ci viene sì presentato il profilo psicologico di determinati personaggi, ma il racconto scorre così lento che talvolta quasi ci si spazientisce.
E poi c’è il finale… no-vabbè. Un finale deludente, secondo me, perché dopo aver anelato proprio quel momento durante tutta la lettura, dopo aver pregato per una qualche soluzione della matassa di indizi e storie, si giunge, nelle ultime pagine, a quella che è una soluzione a metà. In pratica il romanzo finisce proprio sul più bello e lascia aperti molti interrogativi, lasciandoti con un sonorissimo “E quiiindiiii?” e poi con un finale “No-vabbè” mentre chiudi il libro, confusa e un po’ frustrata.
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Tipo così! |
Insomma, un giallo/thriller che vi consiglio se avete mooolta pazienza e se i gialli con finali-non finali non vi dispiacciono.
Allora, avete capito cosa sono i libri no-vabbè?
Inizio dicendo "No vabbè", a me i finali aperti non dispiacciono se ho curiosità di sapere il proseguo, ma calcola che la serie tv sopravvissuti con tutti i flashback mi ha fatto venire un super mal di testa e pensare "a una seconda stagione non sopravvivo io". La copertina e il titolo possono incuriosire, ma non so perchè ho la vaga sensazione che dovrei rileggere più volte, farmi una mappa e poi boh, no sono portata, ma ultimamente molte letture non mi prendono come auspicato!!!
RispondiEliminaDiciamo che i personaggi principali e i punti di vista non sono pochi e all'inizio ho avuto difficoltà a capire chi faceva cosa e con chi era imparentato/collegato. Proseguendo con la lettura è più facile, ma ammetto che a un certo punto ho dovuto ridare un'occhiata alle pagine precedenti e farmi uno schema mentale per andare avanti con la lettura! 😅
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