"Uomini, attacchi di panico e altre disgrazie" di Angelica Romanin - La recensione

 

Titolo: Uomini, attacchi di panico e altre disgrazie: Meglio single che male accompagnata

Autore: Angelica Romanin

Data di pubblicazione: 7 luglio 2020   

Genere:  Narrativa femminile contemporanea, narrativa umoristica

Formato: Kindle e cartaceo  

Pagine: 227 pagine  

Dimensioni file: 482 KB  

Link per l’acquisto:  https://www.amazon.it/Uomini-attacchi-panico-altre-disgrazie-ebook/dp/B08CHCGNFH/ref=tmm_kin_swatch_0?_encoding=UTF8&qid=&sr= 

Contatti autrice: https://www.facebook.com/libridiangelica



"Quando hai quindici anni pensi a una te stessa trentenne come a una donna grintosa, affermata, che si appresta a vivere una vita ricca di soddisfazioni, dove poter cogliere il frutto degli sforzi fatti negli anni precedenti. Pensi che a quell'età sarai sicuramente realizzata, con un lavoro interessante e ben retribuito, una personalità forte e decisa, e un uomo sexy e sicuro di sé col quale dividere la vita. Io,  guarda caso, ho proprio trentun anni, ma di tutte queste cose nemmeno l’ombra…” 

Relazioni più tossiche di una nube radioattiva. Uomini più narcisisti di un Narciso che si specchia narcisisticamente in uno specchio d’acqua, innamorandosi come un ebete della sua immagine riflessa. E una protagonista, Angelica, che è un po’ tutte noi: una ignara fanciulla rimbambita sin dall’infanzia con illusioni generatrici di esagerate aspettative su uomini, coppia, matrimonio e, di conseguenza, con la mente piena di sciocchezzuole irreali e rovina-vita su romanticismo e affascinanti principi azzurri senza calzamaglia, nobili d’animo e dalla chioma fluente che manco uno spot della Pantene. In estrema sintesi è questo il succo di “Uomini, attacchi di panico e altre disgrazie: Meglio single che male accompagnata”, romanzo scritto sotto forma di diario dalla bella penna ironica di Angelica Romanin.

Ma di cosa parla, nel dettaglio, il romanzo? 

Niente spoiler, promesso! 

Angelica annota tutto quello che le accade su un diario, lo stesso che noi leggiamo tra le pagine del romanzo. Inizia a scriverlo nel 1986, quando ha quindici anni – e continuerà ad annotarvi fatti e pensieri fino al 2002, anno in cui si conclude la storia –, quando ha appena incontrato l’uomo della sua vita, o almeno così lei crede. Alberto è bellissimo, sexy, un manzo leggendario. Certo, non azzecca manco un congiuntivo ed è il classico laureato “all’Università della Vita”, ma che importa? È bello, e quando hai quindici anni è ciò che più t’importa perché i principi delle fiabe sono belli, mica dei cessi a pedali, no? Angelica si fidanza con Alberto e i due stanno insieme. Sono innamoratissimi. Lui è dolcissimo, affettuoso. Però è anche molto geloso. E Angelica è una ragazzina piena di vita e allegria, piena di amici e di voglia di divertirsi. Ma ad Alberto questo non va giù, quindi Angelica comprende che deve trovare un compromesso se vuole tenersi Alberto. Sì, perché lei lo ama, lo ama alla follia anche quando lui si comporta da imbecille, gli perdona tutto. Angelica e Alberto continuano a stare insieme, crescono insieme e  si evolvono con il tempo, ma lei, dopo aver dato a lui tutto quello che poteva e dopo aver  soffocato lentamente la parte più vera di sé per amore di lui, cambia, muta, diventa un’altra. Ed è allora che cominciano ad arrivare i primi problemi di depressione, ansia e attacchi di panico. Ma perché? Cosa li scatena? Come fare a stare meglio? E perché Alberto, a un certo punto, si comporta come se non gliene fregasse più niente di Angelica? Non vorrà mica lasciarla? E se sì, come potrà Angelica vivere senza di lui? 

“Devo togliermi dalla mente tutte quelle cretinate, inculcatemi fin dalla più tenera età, sul principe azzurro che salva la povera fanciulla dalla strega cattiva, e la porta a vivere nel suo castello, per sempre felice e contenta. La realtà è ben diversa. Il castello è quasi sempre una prigione dove la povera principessa, anziché vivere felice e contenta, passa tutto il suo tempo libero a sgobbare per tenere pulito e cucinare manicaretti alla sua dolce metà, che, ben lungi dall’essere un principe azzurro, il più delle volte è solo un povero idiota […]” 

“Uomini, attacchi di panico e altre disgrazie: Meglio single che male accompagnata” è una storia che parla, in maniera molto ironica, alle donne e di noi donne. Sì, proprio di noi che siamo sempre pronte a rovinarci la vita perché, in fondo, sappiamo bene che quel manzo conosciuto al mare o al bar non fa per noi, ma noi insistiamo, ci crediamo, vogliamo a tutti i costi la fiaba a lieto fine, vogliamo essere le principesse bellissime e pure di cuore che vivranno per sempre felici e contente grazie al salvataggio del bel principe di turno. E poco ci importa se il principe in questione è uno zotico egocentrico senza cervello. Noooo! Noi dobbiamo insistere perché ci hanno sempre detto che funziona così, che dobbiamo sopportare, che dobbiamo tollerare, perché maritarsi e procreare è lo scopo ultimo di ogni donna e di certo non vuoi lasciarti scappare l’opportunità di realizzare un tale fantastico sogno, no? Non vorrai mica restare zitella? E poi, mica ti inculcano certi concetti così, a caso! C’è un motivo se ti bombardano sin da neonata con certi importantissimi concetti dalla tonalità rosa confetto, giusto? E il motivo è… che l’amore vince su tutto, è ovvio! E quindi… no, scusate, vi giuro che ora la pianto con il mio sarcasmo isterico… Bon. Dicevo? Ah, sì! Nel romanzo Angelica ci racconta dell’evoluzione della coppia in cui vive. Una coppia tossica sin dall’inizio. E noi leggiamo i suoi pensieri e ciò che le accade nell’arco di sedici anni, leggiamo dei primi sintomi della depressione, degli attacchi di panico. Leggiamo dei segnali che qualcosa, in Angelica, proprio non va e ne intuiamo le ragioni. Ma nonostante la situazione drammatica che la protagonista si ritrova a vivere, l’autrice del romanzo ci presenta la vicenda in maniera sempre molto ironica e leggera ed è brava a non rendere tutto ciò una forzatura, riuscendo a trovare l’aspetto buffo della faccenda anche nei momenti più disperati. La scrittura di Angelica Romanin è quindi briosa, fresca e incalzante, immediata e, al contempo, intima come lo sarebbe, appunto, quella di un diario privato e personale di una persona che, da ragazzina allegra e ingenua, diventa una donna fragile e delusa ma, in fondo, desiderosa di riscatto e forte come solo una donna disillusa può esserlo.

Infine, se devo proprio segnalare il difetto di questo romanzo, direi che mi sarei aspettata un finale un po’ più incisivo, un riscatto più netto della protagonista che non vertesse unicamente sul maschio decerebrato di turno ma anche su altri aspetti della vita di Angelica (tipo l’università o il suo futuro professionale…). Ma l’autrice ha annunciato sulla sua pagina social che, a breve, pubblicherà il seguito di “Uomini, attacchi di panico e altre disgrazie”, e io spero di leggerlo presto. 

Insomma, una bella lettura fresca e divertente, questa, che però ti fa riflettere, ti fa indignare, ti fa sorridere. Soprattutto se, in passato, eri una principessa canterina piena di sogni e dagli occhi a cuoricino. Che di colpo si è tramutata in Maga Magò e neanche se ne dispiace troppo.

 

No, cari lettori, non mi dispiace minimamente!

Commenti

  1. Io ormai mi trovo molto somigliante a Maga Mago', il libro è simpatico ma come ti ho detto mi sembra che Angelica non sappia stare da sola, anche se verso la fine inizia a ravvedersi...comunque è un libro che fa sorridere e riflettere, quindi consigliato!

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    1. Anche a me ha dato quell'impressione... Confido nel seguito del romanzo! ;-)

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  2. Quante verità in questo romanzo, ma le donne Maga Magò sono principesse dentro 😉 (Io mi sento così)

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    1. Be', anche Maga Magò, a un certo punto, si trasforma in una bella fanciulla cantando: "Pooosso aver fascino, un bel visin, uuuugola d'or, morbido crin..."! ;-)

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