“Chi ha ucciso Euridice?" di Vincenzo Tagliaferri - La recensione


Titolo:  Chi ha ucciso Euridice? Il mito di Orfeo ed Euridice”
Autore: Vincenzo Tagliaferri     
Editore:  LFA Publisher  
Anno edizione: 2019 (3a edizione)
In commercio dal: 1 gennaio 2016
Genere: Poesia, miti e leggende    
Formato: Cartaceo      
Lunghezza stampa: 174   





La potenza dell’arte e dell’amore contro il dolore e la morte. La forza di un canto immortale capace di incantare gli Inferi ma incapace di abbattere i dubbi e le paure di colui che è stato in grado di toccare con il suo canto sublime persino il cuore di pietra del dio dell’Oltretomba in persona… No, tranquilli, non sto vaneggiando per colpa del mio unico neurone superstite che farnetica per la troppa solitudine. Qui parliamo di un antichissimo mito che ha superato i millenni, sfidando il tempo e abbattendone i limiti. E “Chi ha ucciso Euridice?”, scritto dal bravissimo Vincenzo Tagliaferri ed edito da LFA Publisher, ci aiuta a ripercorrerne la storia attraverso le rime di un poema composto da tredici canti e  stilato dal suo autore con gran maestria e talento.  

Chissà, magari senza quella lira
non avresti incontrato la tua sposa dannata,
non avresti affrontato una notte così nera,
ma non avresti neanche amato così tanto la vita.

Ah la vita! È il libro più contorto che ci sia,
fa giri immensi per parlare d'amore,
per lasciarne poi una sbiadita scia
in chi l'ha pagato con troppo dolore. 

Il mito di Orfeo ed Euridice lo conosciamo un po’ tutti: c’è questa tizia che riceve dal padre uno strumento musicale e comincia a suonare e cantare senza freni fino a quando la gente non la prega di pantarl… ehm, no, scusate, questa era Pollon, non c’entra nulla. Dicevamo… La storia di Orfeo comincia nella Grecia antica e mitologica, ai tempi in cui gli dei se ne andavano tranquillamente a spasso tra i comuni mortali, talvolta combinando birbanterie che non vi sto qui a raccontare (no Zeus, tranquillo, non lo sto facendo mica il tuo nome!). Orfeo era appunto figlio della musa Calliope e del dio Apollo – ma ci sono anche altre versioni che lo ritengono figlio del re della Tracia -, e fu proprio suo padre a donargli la lira che gli regalò l’immortalità del poeta, del cantore, del musicista, dell’artista senza eguali e capace di incantare persino le stesse sirene, signore e maestre dell’incanto (anche se il loro era un tipo di incanto che solitamente finiva parecchio male). Ed è proprio grazie al suo bel canto che Orfeo e la ninfa Euridice si innamorano  perdutamente.

Oh Euridice, di una bellezza inimmaginabile,
un dolce fluire m'irrora il cuore,
che, gonfio d'emozioni nuove,
fremente anela all'inenarrabile.

Come descrivere infatti ciò che provo
nel momento in cui ti guardo,
se poi già ardo
e le parole io più non trovo?
E allora ti parlano gli occhi miei
che, nel baciare i tuoi,
raccontan di noi
a tutti gli dei.

C’è quindi una parte in cui Tagliaferri ripercorre la storia d’amore tra i due, infondendo comunque un sottofondo malinconico alla loro felicità che, ben presto, diventa dolore. Sì, perché Euridice, per sfuggire al bruto di turno che si è invaghito di lei, viene fatalmente morsa da una serpe velenosa e muore. Ed è allora che inizia il tormento di Orfeo.

Avrebbe preferito vivere nel regno dei morti
perché i suoi sentimenti per lei eran sì forti
che la sua assenza era fonte di dolori erosivi;

il suo cuore si sarebbe sgretolato nel tempo
come argilla asciutta non cotta,
come sabbia, sotto piovigginoso nembo,
in una eterna dannazione coatta.

Lui va a cercarla e per riaverla con sé affronta gli Inferi e le creature che li popolano armato solo della sua lira e della sua arte, spezzando per un po’ la disperazione che vige in quei luoghi con il suo bel canto e convincendo persino Ade, che non è che sia proprio un tenerone, lo sappiamo. Viene quindi concesso a Orfeo di riportare con sé Euridice a una condizione: non deve voltarsi a guardarla prima che siano giunti alla luce del regno dei vivi. Ma dopo mille tribolazioni, qualcosa va storto. Orfeo si volta troppo presto ed Euridice scompare nell’ombra. E Tagliaferri, per bocca di Orfeo, ci spiega cosa sia successo realmente in quel fugace e cruciale istante. Sì, perché il suo è in realtà una sorta di “poema emotivo” che dà una spiegazione interiore e intima di Orfeo per quel suo voltarsi. Uccidendo così per la seconda volta la sua amata Euridice che mai dimenticherà. Neppure quando lo faranno letteralmente e brutalmente a pezzi per il volere di un qualche dio burlone al quale, per un motivo o per l’altro, aveva inavvertitamente pestato i piedi. Ma questa è un’altra storia.

Un bellissimo esempio delle stupende illustrazioni di Luciano Gaudino presenti nel libro.

Trovo, insomma, che il lavoro di Tagliaferri in questo bel poema sia davvero encomiabile. Ogni canto è ben scritto, colmo di figure retoriche, riferimenti alla mitologa - con tanto di note che li spiegano a dovere per chi non è ferrato o non ricorda – e anche al celebre poema dantesco. Il linguaggio è tuttavia moderno, comprensibile e piacevole. Un bel talento, quello di Vincenzo Tagliaferri, che, nonostante la giovane età (è nato nell’84), è un vate a tutti gli effetti. Sì, perché, proprio come Orfeo, anche lui ha il dono del bel canto e della musica: suona la chitarra e compone brani. E per Orfeo ed Euridice ha composto un pregevole audiolibro musicato che trovate qui, dove i momenti cruciali della storia hanno i loro suoni e la loro personalissima musica, potenziando così la dimensione onirica e fiabesca di tutta la sua opera. E a tal proposito, Tagliaferri mi ha scritto: “Ho cercato di dare una certa musicalità, con uno stile narrativo ormai tramontato che è quello del verso e della rima”. 
Ascoltate pure le sue musiche mentre leggete i suoi versi… l’effetto da brividi è assicurato!

Consiglio quindi “Chi ha ucciso Euridice?” a tutti coloro che amano i miti antichi e le leggende, a chi ama le storie d’amore tenere e tragiche e a chi adora la poesia e il suo fascino immortale. O magari a chi vorrebbe cominciare ad avvicinarsi a tutto questo.

Infine, desidero concludere questa recensione riportandovi qui sotto il link di un colloquio/intervista tra Tagliaferri e Sergio Sozi sul mito di Orfeo ed Euridice, sull’opera “Chi ha ucciso Euridice?” e soprattutto su amore, senso del divino, arte, fede. Un colloquio filosofico che io oserei definire sublime e che trovate cliccando qui.  

Ah, ma siete ancora qua? Perfetto, allora qui un video che vi potrà interessare, buona visone! 😉



    

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