REVIEW PARTY! "Come vento ribelle" di Francesca Prandina - La recensione




Titolo:  Come vento ribelle
 Autrice: Francesca Prandina  
Genere: Romanzo storico
Edizioni: Self
Formato: Kindle e cartaceo   
Dimensioni file: 2408 KB
Lunghezza stampa: 424 (versione Kindle 649)



“Me ne stavo immobile sotto la pioggia, incapace di reagire. Avevo appena ucciso un uomo.
O almeno così temevo.
Lo fissavo sgomenta, ma la giubba blu che mi ero sfilata per coprirlo me lo celava agli occhi e non potevo vedere se respirava ancora, né avevo voluto soffermarmi ad ascoltare il battito del suo cuore.
Le lacrime si confondevano con la poggia che bagnava il mio viso.
Come avevo potuto cacciarmi in un simile guaio?”

Sabrina non ascolta i consigli neanche se glieli ripeti in ostrogoto. Sabrina non obbedisce alle regole neanche se gliele fai scrivere cento volte sulla lavagna tipo Bart Simpson. Sabrina è una ragazza forte e indipendente in un mondo in cui l’unico lusso concesso alle donne era quello di svenire alla minima emozione perché costantemente costrette in gabbie di stecche di balena che toglievano respiro e libertà. E Sabrina ama quel suo mondo con lo stesso trasporto con cui un po’ tutti amiamo i lunedì mattina lavorativi di freddo e pioggia dopo un lungo e felice ponte festivo.  
In breve, è questa la protagonista di “Come vento ribelle”, romanzo storico scritto egregiamente da Francesca Prandina.  

Ma qual è questo periodo storico tanto affascinante sui libri di storia quanto simpatico come un lunedì mattina per Sabrina? E qual è esattamente la trama?

Niente spoiler, promesso!

All’inizio siamo nello Utah del 1858. Sabrina è una ragazzina e vive in un posto allegramente sperso nel nulla con la madre Marie. Il padre di Sabrina è un ufficiale e vive con i due figli maschi, fratelli maggiori della ragazza e anche loro militari, al forte lì vicino. Tornato per un breve periodo a casa con i figli, l’uomo si accorge subito di quanto sia irruenta la figlia, ma non ha il tempo di ammonirla a dovere perché sua moglie Marie ha un annuncio da fare alla famiglia: deve recarsi a Boston, suo luogo d’origine, per badare all’anziana madre malata. Che ne sarà dunque di Sabrina, dato che il padre deve tornare al forte? Marie ha forse intenzione di portarla con sé a Boston? Certo che no! Siccome la ragazzina si è comportata in maniera sconveniente, ma anche per correggere un po' il caratterino un po' vivace della figlia, Marie pensa di spedirla dalle suore per punizione, ma suo marito ha invece un’idea migliore: portarla con sé al forte e tenerla lì qualche mese, almeno fino a quando Marie non sarà rientrata da Boston. Una sistemazione temporanea, insomma. Sabrina segue quindi padre e fratelli al forte. Luogo ideale per una ragazzina di tredici anni, non c’è che dire! Tipo che non ci sono comodità neanche a pagarle e che la ragazzina deve starsene tutto il tempo chiusa in un posto pieno di militari, uomini gretti e per nulla gentili. E per giunta, poi, ci si mette anche uno dei fratelli, non propriamente solidale con la sorella, e talvolta il padre un po’ troppo orgoglioso. Visto il quadretto esaltante, dunque, non c’è da stupirsi che Sabrina, ben presto, diventi ancora più “selvatica”, scontrosa, ribelle e allergica alle regole restrittive che le vengono imposte in quanto femmina. E questa cosa si acuisce ancora di più quando la madre Marie sembra essersi dimenticata di lei e della famiglia, restando a Boston ben oltre il tempo necessario. E Sabrina è anche in quel periodo delicato in cui non si è più bambine ma neanche completamente donne, quando la personalità comincia a venir fuori con prepotenza. Ma il periodo è difficile anche perché, qualche tempo dopo, scoppia la Guerra di Secessione che sconvolge tutto. Cosa ne sarà dunque di Sabrina, così testarda e forte, in un periodo tanto particolare? E cosa ne sarà del suo grido sempre più pressante per ottenere indipendenza e diritti, primo fra tutti il diritto di avere un’opinione e una personalità tutte sue, in un periodo in cui l’unica cosa che le donne potessero fare per non avere problemi era comportarsi e lasciarsi trattare da bamboline senza cervello?  

Ho apprezzato molto questo romanzo, scritto meravigliosamente, con personaggi ben caratterizzati, descrizioni efficaci e soprattutto con una protagonista con una forte personalità. Non fraintendete, però, perché con lei non è stato propriamente amore alla prima lettura: ammetto che talvolta l’ho detestata per alcuni suoi comportamenti per me un po’ troppo infantili o maleducati. Ma via via che la storia entrava nel vivo ho cominciato a capirla. Sì, e semplicemente perché una persona che segue un determinato percorso di vita, una persona che ne passa tante ma davvero tante, raramente ha anche un bel carattere. Sabrina è quindi a mio avviso coerente con se stessa e con il suo percorso, con il suo modo di pensare. E al di là della finzione letteraria - con una vicenda di fantasia incastonata splendidamente in un contesto storico ben delineato dalla penna di Francesca Prandina -, questo concetto mi ha portata a riflettere anche su un'altra questione: se non fosse stato per le donne come lei, come Sabrina, che se ne sono fregate delle regole e hanno fatto di testa loro, anche a costo di risultare odiose ai loro stessi cari, che si sono opposte e hanno urlato le loro ragioni anche quando veniva imposto loro di tacere, dove saremmo adesso tutte noi? Senza queste pioniere che si sono battute contro la società patriarcale e distorta, noi donne oggi avremmo le stesse libertà e gli stessi diritti? A mio parere sicuramente no. Questa è la riflessione che mi ha colta maggiormente durante e dopo la lettura di questo  romanzo. Ed è anche per questo che, a un certo punto, ho iniziato a comprendere la protagonista e i suoi atteggiamenti.
Alla base della storia, poi, vi è un gran bel lavoro di ricerca storica e approfondimento, e non solo delle date e degli avvenimenti, ma anche della società e dei costumi dell’epoca. Questa è una cosa che apprezzo molto in un romanzo storico, ed è comunque una cosa da non dare mai per scontata quando si leggono romanzi di questo genere. Devo segnalare, poi, che nonostante tematica e tipologia del romanzo possano suggerire una lettura ardua e pesante, io non l’ho trovata affatto così perché la narrazione è fluida, si lascia leggere con piacere e rapidamente, nonostante la mole di pagine che all’inizio potrebbe scoraggiare. Ma non lasciatevi ingannare dalle apparenze: lo divorerete in poco tempo, un po’ come ho fatto io.
Insomma, "Come vento ribelle" è un bel romanzo, scritto benissimo e con una protagonista indimenticabile che vi farà riflettere, soprattutto se siete lettrici, donne alla costante ricerca di un vostro posto nel mondo. 

Infine, consiglio “Come vento ribelle” a chi ama i romanzi storici privi di fronzoli e smancerie, a chi ama le protagoniste forti e caparbie o a chi ha semplicemente voglia di perdersi in una bella storia ambientata in altri tempi. Tempi difficili, cruenti e affascinanti come solo la Storia può ricordarci. 

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