Review Tour - "At world's end. Wanted pirates" di Sabrina Pennacchio



Titolo:  At world's end. Wanted pirates     
Autore:  Sabrina Pennacchio   
Genere:  Avventura  
Editore:  WritersEditor
Data di pubblicazione: 11 marzo 2018  
Formato: Cartaceo       
Lunghezza stampa: 272 pagine 




Avevo più o meno l’età di Jim Hawkins quando rimasi folgorata da “L’isola del tesoro” e dalla figura avventurosa del pirata, tra isole misteriose, forzieri carichi di dobloni e bottiglie di rum. Fu poi la volta dell’affascinante Corsaro Nero e della sua bellissima Honorata, figlia del suo acerrimo nemico, nati dalla magica penna di Emilio Salgari che sa trasportarti in paesaggi remoti e selvaggi con le sue dettagliate descrizioni. Ci sono in seguito state le figure cinematografiche più iconiche, e tra queste è impossibile non citare l’immancabile e fighissimo Capitan Jack Sparrow con tutti i suoi mitici tic e la sua ciurma di comici manigoldi. Oppure che dire delle fantasiose avventure dell'anime/manga One Piece? Ed è quindi a tutto questo che io devo il mio amore per le storie di pirati, che la letteratura descrive come uomini affascinanti, spietati ma leali, ribelli ai margini di una società che li ha rinnegati. Una visione romantica del pirata, insomma. Visione romantica che io solitamente preferisco a quella reale. Infatti nella realtà il pirata come romantico avventuriero cercatore di tesori e talvolta vendetta, che la letteratura e il cinema ci regalano, non è davvero esistito. Sì, perché i pirati non erano poi così tanto nobili d’animo: erano nella maggioranza dei casi vili criminali, ladri, stupratori e assassini. Esattamente le spregevoli canaglie che troverete in “At world's end. Wanted pirates” di Sabrina Pennacchio.

Quando ho deciso di partecipare a questo review tour, dunque, pensavo di trovarmi davanti a un altro tipo di storia, e quindi di leggere una vicenda piena di spericolati arrembaggi, tesori nascosti da recuperare nella maniera più rocambolesca su isole popolate da una florida vegetazione e circondate dal mare cristallino e, soprattutto, affascinanti e burberi capitani dall’animo ombroso e vendicativo eppure nobili e solenni. E invece così non è stato perché “At world's end. Wanted pirates”, dopo un inizio molto simile ad altre storie piratesche, prende un’altra strada, sorprendendo e talvolta sconcertando. Nel mio caso soprattutto sconcertando.

Ma qual è la trama di questo romanzo?

Niente spoiler, promesso!

 
Siamo nella prima metà dell'Ottocento e una nave della Marina Britannica sta navigando placidamente sulle acque dell’Oceano Atlantico. A bordo c’è anche la figlia del generale, Marina Charlotte, di ritorno dai Paesi d’Oriente dopo un periodo di studi all’estero. La ragazza ha appena ricevuto la notizia che, una volta a casa, convolerà a nozze con il suo caro amico d’infanzia, anch’egli presente sulla nave. A un certo punto, però, avviene un imprevisto. Un’esplosione, un arrembaggio. La nave è stata attaccata dai pirati. A bordo scoppia il pandemonio e tutti si precipitano sul ponte a combattere per respingere il nemico. Tutti compresa Marina che, sfuggita al controllo del suo fidanzato e dato il suo spiccatiiiissimo spirito di autoconservazione – che dimostrerà per quasi tutto il romanzo -, sale sul ponte durante l’attacco per aiutare il padre durante la battaglia. Peccato che lei non sappia combattere e in battaglia sia ovviamente utile quanto un cappotto ad agosto, in spiaggia, quando ci sono quaranta gradi. E lì sul ponte, in mezzo a morti e feriti, c’è Calico Jack, pericoloso pirata che tutti credevano morto ma che adesso è più vivo e vegeto che mai. Calico Jack riesce con la sua ciurma a sbaragliare il nemico e a rapire Marina. Motivo? Vuole che si elimini la taglia che c’è sulla sua testa, e l’unico modo pare essere questo sequestro che dovrebbe spingere il padre di lei a chiedere di cancellare la taglia al sovrano in persona, re Guglielmo IV d’Inghilterra, in stretti rapporti con il generale padre di Marina.
Che ne sarà, dunque, di Marina Charlotte? E il re cancellerà la taglia? E chi è davvero il pirata che si fa chiamare Calico Jack?

Il romanzo, nel complesso, non è male per un’esordiente, si lascia leggere, ha del potenziale e di capitolo in capitolo sa generare curiosità nel lettore. Ci sono tuttavia alcune criticità. E sia chiaro che quando parlo di criticità esprimo un mio parere personale, cioè il parere di una semplice lettrice senza pretese. Insomma, non sono un critico letterario, dico solo quello che penso. Si tratta di gusti personali che non sempre possono essere conformi a quelli degli altri, e io voglio qui esprimere il mio punto di vista che potrà anche risultare discutibile – anzi, sicuramente lo è! - ma che comunque è dettato da quello che io ho provato e pensato leggendo il romanzo. Mi scuso quindi già da ora, soprattutto con l'autrice, se quello che scriverò potrà risultare impopolare.

Innanzitutto, in questo romanzo c’è un enorme errore storico, dato che Calico Jack è stato un pirata realmente esistito ma morto nel 1720 in Giamaica, mentre la storia raccontata nel romanzo si svolge più di cent'anni dopo, nel XIX secolo, durante il “passaggio di consegne” tra Guglielmo IV e la celeberrima regina Vittoria. L’autrice lo segnala alla fine del romanzo, e va bene, ma dato che si parla di personaggi storici avrei preferito una maggiore "vicinanza" cronologica tra i personaggi. In ogni caso, alla fine sono comunque riuscita a vedere la vicenda come una sorta di avventura avvenuta in un periodo storico parallelo, di fantasia. 
I personaggi principali, coloro che trascinano la vicenda, mi sono risultati poco simpatici, soprattutto la figura che dovrebbe essere quella più carismatica e affascinante ma che a me ha provocato non poca irritazione e perplessità. Sto ovviamente parlando di Calico Jack. Lui non mi è sembrato affatto affascinante né carismatico, come invece dovrebbe essere in una storia del genere, ma solo un rozzo e capriccioso criminale che considera la cieca vendetta più importante di qualsiasi cosa. E comunque avrei anche potuto cercare di tollerarlo se ad un certo punto non avesse fatto quella cosa là. Diciamo che dopo quella cosa là mi è stato tutto il tempo sullo stomaco che manco una peperonata (e io sono allergica ai peperoni, quindi fate un po’ voi).
Le descrizioni sono scarne, essenziali, ma in un romanzo d’avventura di questo tipo io avrei preferito qualcosa di più particolareggiato. Va bene, non dico ai livelli di Salgari, ma qualcosina in più si poteva fare. Persino i personaggi vengono costantemente descritti sempre nello stesso modo, in maniera quasi schematica e ripetitiva (la rossa, il moro, occhi verde foglia...).
Ho infine avvertito la mancanza dell’avventura. Sì, secondo me c’è poca avventura in questo romanzo. Va bene, a un certo punto c’è una caccia al tesoro, ma resta una cosa a sé, quasi buttata lì come pretesto per dare il via a quello che accadrà dopo.

Insomma, per concludere mi aspettavo un po’ di più da questo romanzo - tra l'altro premiato nel 2018 al Concorso letterario Eterna e che ha avuto altresì successo alla Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria -, anche e soprattutto perché il pirata Calico Jack è legato a due figure storiche femminili molto interessanti: le piratesse Anne Bonny e Mary Read, le cui storie reali si mescolano alle leggende ma che purtroppo nel romanzo vengono solo accennate. A mio avviso, con uno studio storico approfondito sulle loro vite, si sarebbero potute introdurre in qualche modo in questo romanzo, soprattutto Anne Bonny…

In breve, il romanzo è carino ma secondo il mio parere va migliorato un po’. E una sana lettura salgariana potrebbe essere d’aiuto e d’ispirazione.


Qui di seguito le tappe del review tour:







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