"Cuore a forma di scatola" di Maria Sofia Salvia - La recensione
Titolo: Cuore a forma di scatola
Autore: Maria Sofia Salvia
Genere: Narrativa
Data di pubblicazione: 5 aprile 2019
Formato: Kindle e cartaceo
Dimensioni file: 1788
KB
Lunghezza stampa: 52
pagine
Link per l’acquisto: https://www.amazon.it/Cuore-forma-scatola-Maria-Salvia/dp/1093138181/ref=tmm_pap_title_0?_encoding=UTF8&qid=1554633100&sr=8-1-fkmrnull
“Seattle fine anni ’80 inizio anni ’90. I Nirvana suonavano mentre
la vita cercava di farsi spazio, spingendo in un mondo caotico, distaccato,
crudele, tossico. Che cos’è la felicità? Un tratto di matita? Un sorriso? Un
respiro? Un amore? Una dose? Mary ha sognato ad occhi aperti ed è morta. Il suo
cuore è una scatola, questa scatola è a forma di cuore.”
Ok, lo avete capito: qua non è roba da sole, cuore, amore. Qui non
ci sono Mary Sue perfettine o bellocci dall’animo inverosimilmente romantico.
Qua c’è disperazione, morte, sporcizia, psicosi, sangue, droga. E grunge,
quello mitico e indimenticato dei Nirvana che tanto piace alla protagonista di
questo lungo racconto, poco più di 50 pagine, scritto da Maria Sofia Salvia che
ringrazio per avermi fatto leggere questo suo esordio.
C’è una realtà nuda e cruda, in “Cuore a forma di scatola”, una
realtà allucinata e brutale che sconvolge, confonde. Mary, la protagonista, è
una ragazza apparentemente estroversa e spigliata ma in realtà piena di
problemi, sbandata, che vive in un mondo colmo di solitudine pur essendo
costantemente circondata da gente. Amici, conoscenti sbandati almeno quanto lei,
in una girandola infinita di nomi dai quali, tra tutti, emerge quello di Lucas.
Lei pare sappia sempre tutto, pare sveglia e intraprendente ma custodisce un
segreto che nasconde persino a se stessa. Un segreto atroce che dovrà imparare
a conoscere, a ricordare, e che ha a che fare con la realtà. Cos’è reale e cosa
non lo è? Non è facile, per Mary, distinguerla. E la chiave sta nella
disperazione, nel dolore. In quello che per Mary, ormai, è quotidianità. Una quotidianità
visionaria, sconcertante, inquietante.
“Perché? Eventi del genere succedono di continuo. Un avvilente
malessere cresce piano piano, insidiandosi negli organismi della gente, come un
cancro che si espande, rigonfiando tutto, ingigantendosi fino a che il corpo
non può più contenerlo ed implode fino ad esplodere. Dapprima si è assuefatti
dall’apatia, e d’improvviso, poi, senza che nessuno lo sospetti, si decide
silenziosamente in un giorno qualunque di porre fine alla propria vita. Il
problema forse è che della depressione non se ne parla mai abbastanza.
L’argomento del suicidio non dovrebbe essere un tabù. Il suicidio è un urlo,
l’ultimo, il più assordante e il più gelido prima di frantumarsi al suolo in
una poltiglia di membra e sangue. Un grido tanto violento necessita attenzione
e noi che diavolo di mostri siamo se ci tappiamo le orecchie, se ignoriamo il
dolore degli altri?“
Non posso scrivere di più perché voglio evitare di spoilerare la
trama - e data la brevità di questo lavoro il rischio è molto alto -, quindi
preferisco fermarmi qui anche per schivare gli eventuali anatemi di autrice e
potenziali lettori.
Detto questo, veniamo agli aspetti tecnici…
“Sento che c’è un mistero in te, qualcosa da risolvere. È come se
ti conoscessi, senza sapere chi sei. Quel che dici, il modo in cui parli, quei
tuoi rari silenzi nascondono azioni lontane che non riesco a raggiungere. È come
se al tuo interno vivesse una creatura
sola che si arrampica verso una labile
superficie, senza raggiungerla mai. E tu
confusa, ti perdi in una voragine inesistente, colma di niente, ma che sembra
risucchiarti e in quei momenti tra i discorsi degli altri ti azzeri, forse non
ti riconosci.”
Ammetto che il racconto mi ha incuriosita. E spaventata. E
costretta a riflettere. E costretta a inorridire. E ancora incuriosita.
Non è una storia facile da digerire, non è una lettura per deboli
di cuore, per chi è cresciuta a pane e romance o per il lettore che vuole
gustarsi qualcosa di leggero mentre è buttato sul divano in cerca di relax,
magari dopo l’ennesima brutta giornata lavorativa da dimenticare. “Cuore a
forma di scatola” è una lettura meditativa, intensa, con un finale sconcertante
e inquietante e che richiede un certo impegno riflessivo.
Insomma, secondo me è un racconto che ha del potenziale, come la
sua autrice. Certo, la scrittura è ancora acerba, ci sono dei refusi nel testo
e alcune situazioni risultano un po’ confuse. Sì, lo stile a mio parere
andrebbe migliorato, ma le potenzialità ci sono tutte, come potete valutare
anche voi dalle frasi che ho estrapolato dal racconto e che mi hanno colpito in
modo particolare.
“La madre di Helena e Jerry era
morta in un incidente automobilistico. Era venuta a mancare d’improvviso,
un momento era lì e quello dopo non c’era più.
Nessuno immaginerebbe mai tale
fine, si pensa sempre che certi eventi tocchino solo gli altri, che ne si è in
un certo senso immuni, ma può succedere e quando accade non si è pronti ed è
difficile farsene una ragione. Ma si è mai davvero preparati per la morte di
qualcuno a cui si vuole bene?”
In sintesi, consiglio questo lungo racconto soprattutto a chi ama
le storie cupe, visionarie, dannate, forti, e a chi non si lascia impressionare
facilmente e desidera riflettere sulla vita e sulla morte, sul dolore e la
follia. Sulla realtà che non sempre è quello che sembra o quello che avevamo
sognato e sperato.
Cosa intendo con quest'ultima affermazione? Esempio:
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La realtà che ho sempre sognato. VS |
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Com'è in realtà. |
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